Stop dal 2035: cos’ha deciso il Parlamento Ue Benzina, prezzo sopra i 2 euro anche al self

transizione ecologica

di Francesca Basso, inviata a Strasburgo09 giu 2022

Le auto nuove a diesel, benzina e gpl non potranno essere più vendute nell’Ue dal 2035.

Mentre i produttori della «Motor Valley» italiana, in Emilia Romagna, avranno tempo fino al 2036 per adeguarsi alle regole Ue.

Partirà da queste basi il negoziato del Parlamento Ue con il Consiglio per arrivare alle nuove regole europee che rivedono gli standard di prestazione delle emissioni di CO2 di auto e furgoni e che fanno parte del pacchetto «Fit for 55» presentato dalla Commissione, che ha l’obiettivo di portare al taglio delle emissioni nell’Ue del 55% entro il 2030 rispetto al 1990, per raggiungere la neutralità climatica al 2050. Alla vigilia del voto era stato il vicepresidente della Commissione Ue, il socialista Frans Timmermans che ha la delega al Green Deal, a difendere la proposta dell’esecutivo comunitario.

Il Parlamento Ue si è invece spaccato sulla riforma del sistema di scambio di quote di emissione (Ets) che torna in commissione Ambiente.
Il sistema Ets rappresenta una delle principali misure dell’Ue per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra nei settori industriali a maggior impatto sui cambiamenti climatici. La riforma prevede di estenderlo al carburante per il trasporto commerciale su strada e per il riscaldamento degli edifici, e la fine delle quote gratuite entro una certa data. È invece stata approvata l’estensione del sistema Ets all’aviazione. Così come l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra del 57% entro il 2030.

Il respingimento del testo sulla riforma del sistema Ets ha comportato la sospensione del voto sulla «carbon tax», cioè il meccanismo di aggiustamento del carbonio alla frontiera (Cbam) per combattere la concorrenza di chi produce all’estero con standard ambientali inferiori, e sul Fondo sociale per il clima che dipendono entrambi in parte dal sistema Ets. Sono stati i dettagli a far saltare le alleanze, il pacchetto «Fit for 55» ha implicazioni importanti sul tessuto industriale dei diversi Paesi Ue. Non è solo la «maggioranza Ursula», composta da popolari, socialisti e liberali, a non avere tenuto (sono i gruppi che hanno sostenuto Ursula von der Leyen al momento del suo insediamento). Ci sono state divisioni anche tra i socialisti e nel Pd e tra i gruppi che in Italia sono al governo.

Ma andiamo con ordine.

Sul dossier relativo agli standard di prestazione delle emissioni di CO2 per auto e furgoni nuovi

, l’emendamento del Ppe che puntava ad abbassare il taglio delle emissioni delle auto dal 100% al 90% dal 2035 per lasciare una finestra aperta a tecnologie alternative all’elettrico non è passato. Gli eurodeputati hanno sostenuto la proposta della Commissione di raggiungere la mobilità su strada a emissioni zero entro il 2035. Un risultato che preoccupa Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia: temono l’impatto sull’industria automobilistica italiana. Mentre per Pd e M5S si tratta di una tappa storica nella transizione verde. Tirano invece un sospiro di sollievo i produttori di auto di lusso.

La deroga per i piccoli produttori di auto (da mille a 10 mila vetture l’anno) e furgoni (da mille a 22 mila all’anno) si è allungata dal 2030 previsto dalla proposta della Commissione al 2036 contenuto nell’emendamento «salva Motor Valley», primi firmatari Massimiliano Salini (FI) e Pietro Fiocchi (FdI), ma sostenuto anche tra gli altri da Simona Bonafè e Alessandra Moretti del Pd, Silvia Sardone della Lega. Sostegno bipartisan in Alula, il M5S si è astenuto.

Il Consiglio Ue non ha ancora definito la sua posizione negoziale sulle emissioni delle auto. Gli Stati membri dovrebbero trovare l’intesa nel consiglio Ambiente del 28 giugno. A quel punto partirà il cosiddetto «trilogo» dal quale emergerà l’accordo sulle regole Ue per i nuovi standard di prestazione delle emissioni per auto e furgoni nuovi.

L’altro dossier cruciale riguardava la riforma del sistema dello scambio delle quote di emissione (Ets). Sono passati gli emendamenti del Ppe, con il sostegno in parte dei liberali di Renew Europe, dei conservatori dell’Ecr (a cui aderisce FdI) e dei nazionalisti di Identità e democrazia (di cui fa parte la Lega), considerati peggiorativi dal punto di vista ambientale dai socialisti, che si sono divisi. Ma alcuni emendamenti sono stati sostenuti anche dai socialisti. Nel voto sul testo finale, che ha visto momenti di tensione e la richiesta di una pausa da parte della capogruppo dei socialisti Iratxe García Pérez per decidere la linea, si sono espressi a favore il Ppe, i liberali di Renew e 16 eurodeputati di S&D, tra cui Irene Tinagli. Contro il gruppo S&D, i Verdi e la Sinistra ma anche i conservatori dell’Ecr e la destra Id: la riforma è stata respinta e rimandata in commissione. Il M5S si è astenuto. Dopo il voto in Aula i capigruppo Iratxe García Pérez (S&D) e Stéphane Séjourné (Renew), i negoziatori dei testi si sono incontrati nell’ufficio del capogruppo del Ppe Manfred Weber per sbloccare la situazione il prima possibile. Il testo potrebbe essere ri presentato in aula nella mini-plenaria che si terrà a Bruxelles a fine mese. Ma le forze politiche della maggioranza dovranno venirsi incontro per arrivare a un’intesa ed evitare altri colpi di scena.

Il voto ha diviso anche la maggioranza che in Italia è al governo: a favore Forza Italia e Italia Viva, contro Lega e gran parte degli esponenti pd, astenuto il M5S e contro i 4 Verdi (ex M5S). Fratelli d’Italia, a Roma all’opposizione, ha votato contro. Uno degli emendamenti critici è il 231 presentato dal Ppe e votato da Ecr, Id e alcuni liberali e socialisti: proponeva il rinvio al 2034 della fine delle quote di emissione gratuite per l’industria ad alto consumo energetico (a favore FdI, Lega, FI, Nicola Danti di Italia Viva, Carlo Calenda di Azione, sei del M5S, Paolo De Castro e Giuseppe Ferrandino del Pd; contro gran parte degli eurodeputati pd e i 4 Verdi). Il testo presentato in aula dalla commissione Ambiente del Parlamento Ue indicava il 2030, quello proposto dalla Commissione Ue entro il 2035, un emendamento di Renew e S&D il 2032, ma non è passato.

È andato in scena uno scambio di accuse incrociate tra i gruppi della «maggioranza Ursula» di aver usato il sostegno di destre e conservatori per il proprio obiettivo in momenti diversi (il Ppe durante il voto degli emendamenti, S&D per bocciare il testo finale). Il confronto in aula ha in realtà mostrato la complessità della transizione verde e dell’impatto che avrà nei diversi Paesi con sensibilità e sistemi industriali differenti. I socialisti hanno votato divisi a prescindere dalle indicazioni della capogruppo, ma divisioni ci sono state anche tra i liberali.

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, 2022-06-09 12:42:00, Il Parlamento europeo ha deciso che le auto nuove a diesel, benzina e gpl non potranno più essere vendute nell’Ue dal 2035: ora l’esame del Consiglio Ue. Sì agli emendamenti «salva Motor Valley». Spaccatura sulle emissioni, Francesca Basso, inviata a Strasburgo

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