Strage di Erba, insulti ai fratelli Castagna: 10 patteggiano, la responsabile della pagina Facebook sceglie il processo

di Anna Campaniello

Pietro e Giuseppe Castagna parti civili contro chi li ha accusati sui social. L’amministratrice del gruppo, Paola Pagliari, ha scelto di andare a dibattimento e si difenderà in aula nel prossimo mese di ottobre

Giudizi sprezzanti, insulti, accuse vere e proprie. Una violenza verbale feroce, sfogata in rete senza freni contro i fratelli Castagna, i familiari di tre delle quattro vittime della strage di Erba dell’11 dicembre 2006. Per tredici persone, l’odio social è sfociato nell’accusa di diffamazione e lunedì 21 marzo l’udienza davanti al giudice monocratico Valeria Costi si è chiusa con dieci patteggiamenti, due condotte riparatorie e un rinvio a giudizio. Il fascicolo è stato firmato dal procuratore capo di Como Nicola Piacente.

In aula, per rispondere dei loro comportamenti online, gli autori di commenti spregevoli e di accuse a Pietro e Giuseppe Castagna. I due fratelli si sono costituiti parti civili. Tra le persone accusate di diffamazione Paola Pagliari, l’amministratrice della pagina Facebook «Olindo Romano e Rosa Bazzi innocenti», attorno a cui girarono i commenti finiti nel mirino dell’accusa. La donna, 56 anni, residente nel Lecchese, ha scelto di andare a dibattimento e si difenderà nel processo che prenderà il via nel prossimo mese di ottobre.

Degli altri 12 accusati di diffamazione, 7 sono donne e 5 uomini. Autori di commenti sprezzanti a margine di articoli anche sulla morte di Carlo Castagna. Tra i post confluiti nel fascicolo accuse dirette alla famiglia Castagna e tesi innocentiste in difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi, in carcere perché giudicati in via definitiva come i responsabili della strage di Erba. Dieci persone hanno chiuso la vicenda con un patteggiamento. Due hanno optato per la condotta riparatoria e verseranno 1.500 euro ciascuno alla Croce Rossa, associazione a cui era legato Carlo Castagna.

«I fratelli Castagna volevano dare un segnale importante e hanno raggiunto il loro scopo – sottolinea il legale che li assiste, Massimo Campa -. C’è stata una violenza verbale feroce. L’obiettivo di Pietro e Beppe era dare un messaggio, fermare questo odio. Il dolore per la tragedia che ha colpito la loro famiglia resta con loro sempre, vedersi anche insultati e diffamati da chi non si rende neanche conto di quello che sta facendo non era accettabile». «I leoni da tastiera pensano di restare impuniti ma ora sanno che non è così – aggiunge il legale -. Le regole della vita civile valgono anche in rete. Speriamo che questo procedimento serva come esempio».

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21 marzo 2022 (modifica il 21 marzo 2022 | 20:05)

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Pietro Guerra

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