Una storia a lieto fine: un ragazzo di 16 anni ha salvato la vita ad un uomo colto da infarto usando il defibrillatore grazie a quanto appreso a scuola. A riportarlo Il Corriere Fiorentino, che ha raggiunto il giovane, contento e soddisfatto.
“Non avevo mai preso un defibrillatore vero in mano”
“Non avevo mai preso in mano un defibrillatore vero ma era l’alternativa fra la vita e la morte: o provarci o lasciare che un padre di spegnesse tra le mie braccia”, queste le parole del ragazzo coraggioso di Arezzo. Quest’ultimo, durante un incontro scout in una parrocchia, è intervenuto prontamente per salvare un uomo colto da infarto usando lo strumento, presente in chiesa.
Ecco il racconto di quei quindici concitati minuti: “Ero seduto sul muretto del piazzale ed era appena finita la cena del campo scout, la gente se ne stava andando via, anche questo padre era venuto a riprendere il figlio di 11 anni. D’improvviso ho sentito un rumore sordo, come quello di un corpo che cade a terra. Mi sono girato e ho visto le persone che si mettevano le mani nei capelli, qualcuno urlava, lui era riverso e immobile. Mi sono avvicinato e gli ho tastato il polso: il battito c’era ancora ma debolissimo, respirava a fatica, rantolando. A quel punto mi è venuto spontaneo di provare ad applicare le manovre che mi avevano insegnato al liceo, durante le lezioni di ginnastica”, ha spiegato il ragazzo, che adesso tiene con orgoglio la foto dell’uomo sorridente, e ormai fuori pericolo di vita, dal letto dell’ospedale dove poi è stato portato.
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Il ragazzo ha applicato quanto imparato a scuola
“Gli ho praticato subito un massaggio cardiaco, come mi avevano insegnato, ma il cuore non è ripartito. Allora ho chiesto se ci fosse un defibrillatore, mi hanno risposto di sì e sono corso fino al muro della chiesa per prenderlo, mentre un adulto di cui non so il nome mi sostituiva nel massaggio cardiaco. Ho applicato le placche e avviato la macchina, dopo un minuto mi ha segnalato che dovevo dare una scarica, come nei defibrillatori di prova che avevo usato a scuola. Ho premuto il pulsante e ho sentito il corpo vibrare. Il cuore è ripartito, ma solo per un attimo. Poi sono arrivate l’ambulanza e l’auto medica. Ancora due scariche e il cuore ha ripreso a battere, poi il padre è stato portato via, verso l’ospedale”, questo il suo racconto.
Il ragazzo, figlio di un professore di musica e nipote di uno dei Pm di punta della procura, un vero e proprio corso di primo soccorso non l’ha mai frequentato. Quello che ha applicato è quanto aveva imparato grazie a un prof di educazione fisica particolarmente sensibile, che (dice il sedicenne) “fin dal primo anno delle superiori ci ha abituato a fare manovre di rianimazione con i manichini. Ma una cosa sono i fantocci e un’altra una persona incosciente che lotta per la vita”.
L’uomo si sarebbe salvato senza l’intervento del giovane? Forse no. Ma in ogni caso il ragazzo non vuole essere visto come un eroe: “Credo di no e non voglio prendermene il merito ma senza defibrillarlo il cuore si sarebbe fermato per sempre”, queste le sue parole.
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