Ancora una brutta storia che riguarda la mancata inclusione scolastica: una studentessa del terzo anno del liceo artistico affetta da disabilità gravissima rimane senza l’assistente educativa scolastica che la segue da circa due anni e con la quale aveva ottenuto risultati cognitivi e comportamentali molto importanti.
A raccontare la storia della ragazza, si legge su Ansa, è l’associazione Carrozzine Determinate Abruzzo, che ha “ricevuto e prontamente accolto” la denuncia della mamma della giovane.
La donna racconta che la figlia “non riusciva a socializzare, risultava anaffettiva e intollerante, non autonoma nel mangiare e bere. Oggi, grazie anche all’empatia che la stessa ha sviluppato con l’assistente, frequenta la palestra, gioca con la palla, partecipa a vari laboratori scolastici, vuole stare con i suoi compagni e cerca il loro contatto. Riesce a bere autonomamente con piccoli sorsi e sorregge un panino con due mani portandolo in bocca. Cammina sorridendo fiera e veloce. Risultati strabilianti date le condizioni di partenza e realizzati grazie alla perseveranza e alla dedizione di una assistente che ha sfruttato tutte le potenzialità di un rapporto speciale“, scrive Carrozzine Determinate.
Purtroppo però, adesso la studentessa è rimasta senza assistente: “Vani – scrive ancora l’associazione – sono stati i tentativi della madre di incontrare il sindaco o il referente della Società Chieti Solidale che fornisce i servizi assistenziali per il comune. Il sindaco di Chieti Diego Ferrara dimentica cosa sia e cosa significhi ‘continuità educativa scolastica’ per una ragazza con sindrome di Rett e non verbale. Forse alla politica, che ormai ha dimostrato di essere anni luce lontana dal problema reale dei cittadini, non importa nulla di come questa assistente abbia reso felice questa ragazza ed abbia totalmente cambiato la sua qualità della vita”.
Anche la scuola frequentata dalla giovane si è mossa, con una nota della dirigente, che ha chiesto al sindaco e al presidente di Chieti Solidale di “garantire la continuità necessaria con quella specifica educatrice. La mancanza di continuità didattica distrugge ogni forma di inclusione“.
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