Il Sud che muore nellindifferenza

Mezzogiorno, 11 febbraio 2023 – 08:32 di Enzo d’Errico Il presente talvolta inganna. Soprattutto quando diventa l’unico metro con cui misuriamo il nostro agire. Da mesi, per esempio, discutiamo di un progetto — l’autonomia differenziata — che molto probabilmente rester lettera morta e trascuriamo cos un problema ben pi concreto: l’ormai radicata insussistenza del Mezzogiorno nell’agenda politica, tanto a destra quanto a sinistra. come se fossimo spariti, inghiottiti dal buco nero dell’indifferenza. Non abbiamo voce in un governo a forte trazione nordista e proprio l’autonomia differenziata, una bandierina (nient’altro) che la Lega prova a sventolare sotto il naso degli elettori lombardi, ne la dimostrazione pi palese: gli interessi del Sud sono diventati merce di scambio, all’interno della maggioranza, per un baratto fondato esclusivamente sulla propaganda di partito. Ma lo stesso discorso vale per l’opposizione. I Cinque Stelle rimangono abbarbicati al reddito di cittadinanza e non spendono una parola sul futuro. Il cosiddetto Terzo Polo un ectoplasma di cui nemmeno si percepisce l’esistenza. E il Pd apparecchia l’ennesimo banchetto per i Gattopardi di ieri e di domani. Nessuno che alzi lo sguardo verso l’orizzonte, nessuno che disegni una nuova prospettiva. Questo, purtroppo, lo stato delle cose. Il Meridione si sta sfarinando sotto i nostri occhi in un silenzio irreale. Basta guardare i principali indicatori per accorgersi che il processo d’erosione in atto da anni sta giungendo a compimento: la scuola, soprattutto nei quartieri delle periferie urbane, somiglia a una fortezza diroccata e consegna intere generazioni al nulla o alla criminalit organizzata; Napoli, che un tempo fu il simbolo culturale del Mezzogiorno, oggi la capitale italiana della migrazione (in particolare giovanile), un luogo dal quale fuggire a dispetto di chi si compiace delle orde turistiche; la sanit pubblica continua a vivere di stenti e scorribande clientelari, come se il Covid fosse stato un incidente di percorso. E ancora: il sistema di trasporti nelle aree metropolitane un incubo quotidiano che la rassegnazione sta tramutando in barzelletta, senza contare l’infinita telenovela dell’Alta Velocit tra Napoli e Bari, due citt meridionali che sono collegate meglio con Milano di quanto lo siano tra loro; il tessuto industriale si frantumato senza che al suo posto sorgessero insediamenti legati alla ricerca e all’imprenditoria d’avanguardia, senza che si avviasse un processo radicale di formazione professionale destinato a riqualificare la mano d’opera in esubero. L’elenco potrebbe proseguire a lungo ma bastano questi dati (demografia, servizi, economia) a illustrare i contorni di quella voragine che per comodit geografica continuiamo a chiamare Sud. Del resto, stata proprio Giorgia Meloni a intuire, con un calcolo cinico ma vincente, che per radicarsi al governo Fratelli d’Italia avrebbe dovuto spostare il suo baricentro elettorale da un Meridione ancora legato alla vecchia identit neo-fascista, e dunque poco incline al sogno di un conservatorismo di stampo europeo, a un Nord presidio delle forze produttive capaci di sposare quel progetto e di garantire un ribaltamento degli equilibri nel centro-destra, fattore essenziale per acciuffare la leadership indiscussa della coalizione. L’operazione riuscita alla grande e ora se ne scorgono i risultati. Si chiama politica e, piaccia o meno, bisogna farci i conti. Il guaio che l’opposizione non ha saputo colmare i vuoti aperti da quest’inversione di rotta. Anzi, si accomodata nella stessa barca, votandosi placidamente al disastro. Ma se per Cinque Stelle e Terzo Polo si trattato di un risultato, tutto sommato, digeribile, il Pd ha dovuto incassare una disfatta politica senza precedenti. La logica conseguenza sarebbe stata un’analisi seria e approfondita della sconfitta. Che, ovviamente, non c’ stata. E non poteva esserci. Perch, ancor prima della destra, i Democratici hanno abbandonato il Mezzogiorno a s stesso, affidandolo nelle mani dei sultanati locali. Quegli stessi sultanati con cui, adesso, Stefano Bonaccini ed Elly Schlein devono scendere a patti se vogliono conquistare la segreteria del partito: il primo ha addirittura siglato un patto d’acciaio con Vincenzo De Luca e Michele Emiliano, ossia i diretti responsabili dello svilimento civile ed economico delle nostre terre. Sorprende (ma poco) che Pina Picierno, da sempre avversaria del governatore campano, abbia accettato un simile baratto in cambio di un posto al sole nei futuribili assetti del partito. Non sorprende invece che De Luca, per bilanciare la presenza dell’antica rivale, abbia preteso la nomina del figlio Piero a coordinatore della mozione nel Sud. Dal canto suo, Schlein di ci che esiste da Roma in gi sa poco o niente e difficilmente il suo format movimentista (con l’aggiunta di Franceschini & Co.) riuscir a sfondare in questa parte del Paese gi consacrata alle lusinghe di Giuseppe Conte. Capirete bene che, fra il disinteresse della destra e il trasformismo della sinistra, il Mezzogiorno mostra un respiro tanto corto da sconsigliare facili illusioni. Eppure qui che si gioca il futuro dell’Italia perch, senza alcuna retorica, l’unica strada per raggiungere uno sviluppo competitivo del nostro sistema socio-economico passa necessariamente dal riscatto della sua parte pi arretrata. E allora rimane una sola speranza: che, all’interno dei vari schieramenti, si levino le voci di quanti respingono questa morte annunciata, l’appartenenza cieca al proprio clan di partito e l’idea che si possa galleggiare in eterno scongiurando le tempeste della vita. Provo ad avanzare dei nomi: i sindaci Gaetano Manfredi e Antonio Decaro, il ministro Gennaro Sangiuliano, il governatore calabrese Roberto Occhiuto. Sono quattro persone — ma ne esistono tante altre — che hanno a cuore la loro terra e possono determinarne il destino. Lo so, parliamo di politici agganciati saldamente agli schieramenti di provenienza ma nessuno gli chiede di scatenare guerre intestine, bens di mettere lo sviluppo del Sud al centro delle loro azioni, anche a costo di qualche eresia dentro le rispettive coalizioni. L’eterno presente, l’immutabile resa allo status quo, sta uccidendo il Mezzogiorno. Soltanto la libert delle idee, la forza di un pensiero privo di pregiudizi, pu ribaltare la condanna. Non certo il vittimismo piagnone o l’accordo scellerato con i carnefici. 11 febbraio 2023 | 08:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA , , https://www.corriere.it/rss/politica.xml,

Pietro Guerra

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