L’EDITORIALE Mezzogiorno, 5 febbraio 2023 – 09:45 Autonomia, come far pressing sul governo di Antonio Polito Dal Mezzogiorno arriva un coro unanime di condanne, proteste e perfino minacce. Piero De Luca, in versione novello Masaniello, annuncia addirittura che siamo pronti a fare le barricate. A guidare la rivolta contro il progetto del governo firmato da Calderoli (il che gi mette in allarme di per s, trattandosi dell’autore di una legge da lui stesso poi definita Porcellum), c’ naturalmente la sinistra, di opposizione a Roma e di governo in importanti regioni meridionali come la Campania e la Puglia. Non potendo ribellarsi al principio dell’autonomia differenziata, visto che l’ha introdotto essa stessa nella Costituzione con la riforma del 2001, la sinistra si indigna per il modo in cui si intende attuare quel principio. E sostiene perci che spacca il Paese, penalizza il Sud, aumenta il divario, e in definitiva l’ennesima rapina di risorse a vantaggio del Nord e delle aree pi ricche del Parse. Naturalmente c’ del vero in questa polemica, soprattutto per un aspetto. La legge prevede i Lep, i livelli essenziali di prestazione, e condiziona l’autonomia differenziata al rispetto di quei livelli per tutti. Ma dice anche che ci deve avvenire senza aggravio per la spesa pubblica. questo francamente impossibile. O almeno, possibile solo in due modi: o lasciando i cittadini che hanno avuto la ventura di nascere nelle regioni pi povere nell’attuale condizione di inferiorit, tradendo cos le promesse; oppure fermando la corsa all’autonomia delle regioni pi ricche, rendendo cos inutile la legge. Ma c’ un altro aspetto del problema che invece dal Meridione non viene mai menzionato, e riguarda non tanto il danno che da una legge cos fatta potrebbe derivare per il Sud, ma il danno per il Paese nel suo complesso. Purtroppo le classi dirigenti meridionali hanno da tempo assunto un atteggiamento puramente rivendicativo, quasi sindacale, come se l’unica cosa di cui si dovessero occupare fosse la difesa della quota di spesa pubblica destinata ai loro territori. Il punto di vista per cos dire nazionale, l’interesse generale, raramente viene considerato come rilevante per il Mezzogiorno, e questo contribuisce a indebolire le nostre buone ragioni nel resto del Paese, dando cos spago alla caricatura di un Sud piagnone e straccione che i nostri nemici accreditano. Una delle poche eccezioni a questa regola l’argomento che Gaetano Quagliariello, ex senatore del centrodestra ed ex ministro, esponente di un meridionalismo dunque non di sinistra, ha usato qualche giorno fa dalle colonne della Gazzetta del Mezzogiorno. Egli pure si oppone al progetto di legge preparato dai suoi ex colleghi, ma sulla base di altri due rilievi. Il primo riguarda la mancata previsione di una clausola di supremazia che consenta allo Stato di prevalere di fronte a crisi e situazioni emergenziali; clausola invece, e non a caso, prevista perfino negli Stati ad assetto federale come gli Stati Uniti e la Germania. La seconda critica riguarda la mancata revisione delle 23 materie che la riforma costituzionale del 2001 aveva definito devolvibili alle regioni su loro richiesta. Perch in quell’elenco ce ne sono alcune che i cambiamenti epocali avvenuti nel frattempo sconsigliano vivamente di sottrarre allo Stato centrale, se non se ne vuole la dissoluzione. E queste sono le grandi reti di trasporto e comunicazione e la produzione, il trasporto e la distribuzione dell’energia. Le vicende di questi anni e lo sviluppo tecnologico in corso dovrebbero averci ampiamente dimostrato che ridicolo o suicida affidare le reti di energia e comunicazioni alle regioni, quando il problema piuttosto costruirle e proteggerle su scala continentale, se non addirittura globale. Non vorremmo trovarci un giorno con un De Luca che fa contratti per l’acquisto di gas russo contro il parere dello Stato centrale, come tent di fare per l’acquisto dello Sputnik, il vaccino di Mosca che l’aveva stregato. N vorremmo che la decisione sul passaggio di un gasdotto finisca nelle mani di Emiliano, che gi prov a fermare il Tap. Mi pare dunque che l’approccio alla questione di Quagliariello sia pi serio per costruire un punto di vista meridionale, certamente pi serio delle barricate: un ulteriore indebolimento dello Stato nazionale non sarebbe infatti di alcun giovamento al Sud, e anzi lo danneggerebbe proprio in quanto area pi debole. I meridionali dovrebbero anzi riscoprire i vantaggi che pu offrire un rilancio della costruzione statuale comune. E difenderla dai piani pseudo o proto secessionisti. E quando Quagliariello ricorda che il progetto del governo contraddice l’intenzione di Giorgia Meloni di restaurare un principio di autorit dello Stato ha ragione. Credo infatti che, se avesse potuto, la premier non avrebbe mai presentato questo disegno di legge, bandiera dell’autonomismo leghista di Veneto e Lombardia. Ma proprio per questo contrastarlo in nome dell’unit nazionale il modo migliore di premere sul vertice del governo perch non passi cos com’. 5 febbraio 2023 | 09:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA
Pietro Guerra
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