Sudafrica, la situazione delle ragazze madri in classe sfugge di mano: il caso studio

Il fallimento del continente africano, come specificato presso alcuni approfondimenti specifici pubblicati su La Tecnica – s‘intravede dalla scarsa, se non nulla, presenza di sistemi di welfare adeguati in linea con gli standard internazionali. Limitata aspettativa di vita, preoccupanti livelli di mortalità infantile, personale medico scarsamente diffuso ed analfabetismo galoppante compromettono anno dopo anno quegli indicatori che fanno del Continente un luogo ricco di potenziale e risorse ma perennemente instabile e lambito da conflitti di matrice etnico-territoriale. Il Sudafrica, da Jonathan Goodluck in poi, ha assistito a numerose lotte contro la corruzione, tentativi di violente rappresaglie di natura politica (si veda il recente caso Bukhari ed i rapimenti di civili nelle aree rurali a scopo estorsivo che coinvolgevano anche minori), ha perso terreno circa quel livello di servizi che ha mantenuto sino al 2013: il caso delle ragazze madri ed il rispettivo inserimento scolastico è un caso assai sentito.

Il report diffuso da The Conversation: inserimento didattico complesso se non impossibile

Uno studio di cohorting – ovvero empiricamente basato su testimonianze – svolto dall’organizzazione Hey Baby, ha sconvolto l’opinione pubblica locale, aprendo una voragine opinionistica molto sentita in maniera di diritto all’istruzione ed educazione elementare. Alcune madri adolescenti dell’Africa sub-sahariana e Sudafrica affermano di non aver ricevuto un’educazione sessuale seria e rigorosa in classe, sottolineando le sfide per fornire ai giovani un’educazione sessuale completa e i possibili ostacoli culturali alla comunicazione della stessa. Anche prima che la pandemia di COVID-19 scatenasse una crisi dell’istruzione, quasi una ragazza su cinque di età compresa tra i 15 e i 19 anni a livello globale non frequentava la scuola, il lavoro o la formazione. Molte madri adolescenti hanno una storia di scarso rendimento scolastico e una gravidanza può fungere da catalizzatore per l’abbandono precoce. Lo studio di ricerca HEY BABY (Helping Empower Youth Brought up in Adversity with their Babies and Young children) è stato concepito per comprendere meglio i bisogni delle madri adolescenti. Lo studio mirava a identificare gli ostacoli che le giovani madri devono affrontare e come superarli. Tra il 2017 e il 2019, HEY BABY ha raccolto dati da oltre 1.000 madri adolescenti e i loro figli che vivono nelle aree rurali e urbane dell’Eastern Cape del Sud Africa.

Le strategie per tornare in classe

Ricerche precedenti, utilizzando campioni più longevi, dal Sud Africa indicano che solo tra il 30% e il 50% delle giovani madri riesce a continuare la propria istruzione, evidenziando una continua necessità di studiare a fondo il fenomeno. Lo studio in materia più recente ha mostrato che quasi il 70% delle giovani madri dichiara di essere tornata a scuola dopo il parto. Queste madri hanno mostrato tassi di povertà più bassi, hanno continuato a frequentare la scuola durante la gravidanza, un maggiore utilizzo di asili nido/asili nido, un maggiore sostegno familiare all’infanzia e un minore impegno nell’allattamento e cura del bambino. Esaminando la relazione tra povertà e iscrizione scolastica all’interno di questa popolazione, s’identificano due percorsi distinti verso il ritorno a scuola:

·       una minore povertà familiare spinge la scolarizzazione durante la gravidanza che, a sua volta, determina tassi di ritorno scolastico più elevati dopo il parto;

·       la minore povertà delle famiglie spinge all’uso dei servizi di asilo nido/asilo nido che, a sua volta, determina tassi di ritorno scolastico più elevati dopo il parto.

Un parallelismo potrebbe riguardare il Belpaese ed il Mezzogiorno. Le donne del Sud, sino ad un ventennio fa, per carenze di natura occupazionale e di tutela diretta, erano costrette a sospendere gli studi per sopperire alle necessità economiche familiari, limitando così le proprie opportunità.

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