Supporto didattico carente, la mamma decide di togliere il figlio da scuola: Così ho scelto listruzione parentale

Sul Corriere della Sera c’è spazio per una storia molto particolare, quella di Riccardo, uno studente di 14 anni che non frequenta più la scuola.

La sua “maestra” è sua madre, Silvia, che ha scelto l’istruzione parentale tre anni fa per evitare ulteriori sofferenze. Silvia ricorda che, a causa di complicazioni durante il parto, suo figlio ha sofferto di una paralisi cerebrale infantile con conseguenze gravi sulla sua intelligenza e motricità. Durante i primi anni di vita, trascorsi tra ospedali anche in altre città, hanno dovuto affrontare lo stigma sociale e le discriminazioni, con qualcuno che addirittura ha detto loro che sarebbe stato meglio se Riccardo fosse morto. Grazie alle terapie, Riccardo ha sopravvissuto e, in contesti favorevoli e con continuità didattica, ha fatto enormi progressi.

Il piccolo sta iniziando la scuola primaria, ma non ha accesso ai supporti e servizi essenziali per esercitare il suo diritto all’istruzione come gli altri studenti. Silvia ha scoperto che i dirigenti scolastici consideravano quasi normale che l’insegnante di sostegno cambiasse ogni anno e arrivasse mesi dopo l’inizio delle lezioni.

Ha chiesto che suo figlio entrasse e uscisse da scuola insieme agli altri studenti, ma è stata accusata di volerlo “parcheggiare” a scuola. Inoltre, le è stato chiesto di interrompere il lavoro, che svolgeva a 30 km di distanza, perché suo figlio aveva bisogno di andare in bagno e non c’era l’assistente all’igiene. Quando ha iniziato a utilizzare i permessi lavorativi previsti dalla legge 104, è stata degradata e ha perso il lavoro.

Dopo anni di terapie e formazione, Riccardo ha fatto progressi scolastici con l’aiuto di un’insegnante di sostegno formata e pedagogista. Tuttavia, in seguito ha avuto un’esperienza traumatica con un’insegnante di sostegno inesperta che lo ha emarginato e zittito a scuola. Silvia ha deciso di abbandonare la scuola pubblica e dedicarsi alla formazione di suo figlio a casa, ma spera che un giorno Riccardo possa tornare a scuola in futuro. Sostiene che le persone con disabilità dovrebbero essere considerate semplicemente come persone da rispettare e non discriminata.

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