di Giovanna Cavalli«Non accade in nessun’altra azienda al mondo. Il programma non è di chi lo conduce, ma della Rai che lo manda in onda e che deve recuperare il proprio ruolo, a cui ha abdicato» Dunque ci vuole un decalogo per i talk show? «Non servono regole imposte dall’esterno, basterebbe tornare alla tv di una volta, con direttori di rete, capistruttura e autori come si deve, per scongiurare la dittatura assoluta del conduttore», spiega sempre pacato Maurizio Mannoni, volto e voce di Tg3 Linea Notte. Quella che impera ora anche in Rai? «Ormai il conduttore decide chi invitare, che linea dare al programma, tutto». E non va bene? «Certo che no. Non accade in nessun’altra azienda al mondo. Il programma non è di chi lo conduce, ma della Rai che lo manda in onda e che deve recuperare il proprio ruolo, a cui ha abdicato. Ci vuole qualcuno che chieda perché si invita una certa persona, che tipo di trasmissione si vuole fare e come». Invece si cerca lo scontro, la polemica, purché se ne parli. «Una deriva senza ritorno. Il conduttore si sente obbligato a esagerare per attirare più telespettatori, mentre la Rai dovrebbe puntare all’indice di qualità. E poi gli ascolti dei talk stanno precipitando. Sarebbe ora di ripensare una televisione più intelligente, meno gridata, dove il dibattito sia occasione di riflessione e di confronto civile tra idee, invece di creare nuovi mostri». 27 aprile 2022 (modifica il 27 aprile 2022 | 21:09) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-04-28 06:30:00, «Non accade in nessun’altra azienda al mondo. Il programma non è di chi lo conduce, ma della Rai che lo manda in onda e che deve recuperare il proprio ruolo, a cui ha abdicato», Giovanna Cavalli