Dopo essere stata ospite al Salone del Libro all’inizio di maggio, la scrittrice Susanna Tamaro è stata al centro di una bufera mediatica a causa delle sue parole pronunciate a proposito dell‘insegnamento della letteratura a scuola e, in particolare, dell’opera di Giovanni Verga.
La Tamaro ha criticato il modo in cui si fa letteratura a scuola, dicendo che gli scritti dell’autore verista sono noiosi e non possono riuscire ad appassionare i ragazzi di oggi alla lettura. Dopo giorni e giorni di polemiche e di attacchi contro di lei, anche da parte della stessa Fondazione Verga, la scrittrice ha cercato di fare chiarezza, difendendosi con un post su Facebook.
Ecco le sue parole: “Per porre termine a questa deprimente e inutile polemica riassumo brevemente la questione. Si trattava di un’intervista video rilasciata nel caos del Salone del Libro e l’argomento era sulla difficoltà di far leggere libri ai ragazzi dopo la scuola. Dato che scrivo libri per bambini dal 1991, ho un po’ il polso della situazione, anche se non sono insegnante. Le scuole primarie, con l’aiuto delle biblioteche, fanno un ottimo lavoro e rendono i bambini appassionati lettori. Nelle medie continua un po’ quest’energia anche se un po’ in stallo, mentre alle superiori tutto si spegne e quando uno finisce gli studi, in linea di massima, l’ultima cosa che pensa di fare è di andare in libreria. Non c’è più alcuna curiosità nei confronti della parola scritta, a meno che siano prodotti di influencer o di fenomeni nati e cresciuti sui social. Allora mi sono chiesta, come mai succede questo? E sono andata ai miei penosi anni scolastici in cui mi era stata fatta odiare la letteratura”.
“Per innamorarmi del Leopardi ho dovuto aspettare i trent’anni, per Manzoni i cinquanta. Non ho mai detto di odiare il Verga – le parole ‘odio’ o ‘disprezzo’ non appartengono al mio lessico né alla mia natura – ma che la scuola italiana fa odiare la letteratura, aggiungendo anche che, naturalmente, un insegnante appassionato può ribaltare questa situazione, ma che nella media questo non avviene e che la noia e il risentimento spesso offuscano la qualità stessa degli autori più importanti, avvilendoli. Questo avevo detto e questo è quello che penso. Suggerendo che forse sarebbe giusto iniziare a riflettere su questa situazione o sul metodo stesso di insegnamento della letteratura”.
“Alla fine dell’intervista, già in piedi – avete visto il caos che c’è al Salone? – la giornalista mi ha chiesto: ‘Allora cosa farebbe leggere ai ragazzi per avvicinarli alla lettura?’ E io che sono una persona che ama la leggerezza e i paradossi, ho risposto ‘Magari anche Va’ dove ti porta il cuore’. Era una battuta naturalmente detta da una persona Asperger che non considera di avere davanti plotoni di mitragliatrici virtuali pronte a trivellarla di insulti e anatemi. Trovo che la letteratura, ora più che mai, sia un’àncora di salvezza perché permette di sfuggire alla omologazione dei media. E la letteratura non si può imporre come dovere ma solo suggerire come scoperta e come piacere”.
“Personalmente penso che ogni libro sia un po’ come una grotta di Aladino: si deve entrare da un pertugio, pensando di trovarsi in un antro oscuro, per poi scoprire, camminando, che quell’oscurità nasconde un gran numero di pietre preziose che ci illuminano e faranno sempre parte della nostra vita. In questi giorni ho approfittato della polemica per prendere in mano ‘Storia di una capinera’, l’opera prima di Verga che ancora non avevo letto e mi sto perdendo nelle meravigliose descrizioni della natura e delle passeggiate alle pendici dell’Etna e nelle sofferenze di una ragazza che scopre tutti i caotici movimenti interiori del primo amore”, ha concluso la scrittrice, parlando anche della sua condizione.
“Come si fa a far appassionare i ragazzi alla lettura con Verga?”
La Tamaro, al Salone del Libro, ha discusso a proposito dell’insegnamento della letteratura italiana nelle scuole. “Cambierei completamente l’insegnamento della letteratura italiana a scuola, quella è una cosa vergognosa. Basta con Verga, non ne possiamo più”, queste le sue forti affermazioni.
“Come si fa a fare appassionare i ragazzi alla lettura con Verga? Ai ragazzi bisogna far leggere cose che fanno loro eco dentro. Cose moderne, contemporanee o no ma che sono adatte per i ragazzi. Non si può far leggere Verga, lo odiavo già io alle medie. Basta”, questo l’appello della scrittrice di Va’ dove ti porta il cuore, che, scherzando ha proposto di essere lei l’oggetto di lezioni di letteratura, sostituendo i grandi classici.
“La scuola ti disgusta alla letteratura, la odi ferocemente, odi fare Dante, cose difficilissime che già alla mia età erano incomprensibili. Io ho odiato leggere da bambina, capisco perfettamente. Negli anni Sessanta c’erano libri noiosissimi”, ha concluso.
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