Tamberi al Mondiale indoor di Belgrado: «La mia pazzia»

di Gaia Piccardi

«Sono fermo da sei mesi, comincio la stagione cercando l’oro al Mondiale con un solo allenamento di tecnica alle spalle. È una roba da matto, quindi da me»

Un debutto stagionale indoor, direttamente nella finale dell’alto al Mondiale di Belgrado, 192 giorni dopo l’ultimo salto: Zurigo, ultima tappa della Diamond League 2021, per aggiudicarsi — da campione olimpico — il trofeo dei diamanti. Una lucida follia così solo a Gimbo Tamberi (già oro indoor iridato a Portland) poteva venire in mente. È lui, il capitano, il 22° azzurro per Belgrado di una spedizione che oggi lancia Zaynab Dosso e domani il re di Olimpia Marcell Jacobs nei 60 metri.

Gimbo, che pazzia.

«Vado a fare il Mondiale con appena un allenamento di tecnica alle spalle. Sì, lo ammetto: è una roba da matto, cioè da me».

La decisione più difficile della sua carriera, ha scritto su Instagram.

«Una sfida impossibile, ma voglio provarci. Vado a Belgrado per tirare fuori il coniglio dal cappello».

Cosa l’ha spinta a rischiare, alla fine?

«Fisicamente sto benissimo. La preparazione, avendo deciso di non fare la stagione indoor, era puntata sull’estate, ma è dal ritiro a Mauritius che ho risposte eccellenti. Dall’anno scorso, prima di mercoledì mattina, avevo saltato una sola volta, appena tornato dall’All Star Game di Cleveland».

L’ultimo test è stato determinante.

«Se sto fermo un mese, perdo completamente la memoria del salto. Figuriamoci sei! Con papà ci siamo trovati in pedana per capire: il salto ha mille variabili da decifrare, un avvicinamento normale alle gare prevede prima una rincorsa di 5 passi, dopo un mese diventano 7, poi 9. Mercoledì mattina abbiamo condensato tutto: tecnicamente non ho saltato bene, era scontato, ma fisicamente sto una bomba. Sarebbe stato un delitto non andare al Mondiale indoor».

La sfida (im)possibile la esalta.

«Uh, a me queste cose piacciono da morire. Debutto al Mondiale, ci pensa? Una scommessa enorme, zero sicurezze tecniche, un nuovo sogno che proverò a sognare. Mi serve un’altra storia da raccontare…».

Domenica sarà una finale diretta, tra l’altro, senza qualifica.

«Eh, qualche saltino di riscaldamento stavolta mi sarebbe servito…».

Gli avversari però non sembrano irresistibili.

«Il mio amico Barshim non c’è. Il favorito è il coreano Sanghyeok Woo, quarto a Tokyo. Un altro da podio è il neozelandese Kerr. Non sarà una gara di altissimo livello, molto dipenderà da me: vedo spiragli, proviamoci».

Il peso come va?

«Ora sono nel mezzo tra il mio peso normale (88 kg) e il peso forma (76 kg). Non posso essere tirato a puntino, lo sarò al Mondiale di Eugene, il clou della stagione. Viaggio sugli 81 chili: non è l’ideale ma è impensabile essere nel peso ideale già a marzo».

Il fatto che sia tornato super gasato dall’All Star Game ha contato?

«Eccome: ho giocato a basket in un ambiente magico, dentro il palazzetto pieno. Sono tornato con una carica enorme: tanta adrenalina da qualche parte dovevo per forza sfogarla!».

Dopo la notte magica del doppio oro a Tokyo, ha voglia di riabbracciare Jacobs?

«Eccome! Vederlo fare la stagione indoor mi aveva messo l’acquolina in bocca. Non vedo l’ora di ritrovarlo in pista. Da capitano dell’Italia, dopo quello che è successo a Tokyo, non potevo mancare».

A Belgrado debutterà a livello mondiale la figlia d’arte Larissa Iapichino.

«Un talento immenso, fisico e mentale. La sua stagione indoor non è stata granché ma in atletica ogni gara è a sé. Dall’ultima prima dei Giochi, a Montecarlo, mai si sarebbe detto che io avrei vinto l’oro olimpico. E invece…».

17 marzo 2022 (modifica il 17 marzo 2022 | 23:13)

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, 2022-03-17 22:15:00, «Sono fermo da sei mesi, comincio la stagione cercando l’oro al Mondiale con un solo allenamento di tecnica alle spalle. È una roba da matto, quindi da me», Gaia Piccardi

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Pietro Guerra

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