Tasse, il peso inesorabile sul ceto medio: il bancomat che mantiene tutta Italia

L’analisi

di Alberto Brambilla*25 feb 2023

Tasse, il peso sul ceto medio: ecco il «bancomat» che mantiene tutta Italia

Un Paese senza una classe media rappresentata politicamente non ha futuro. La piccola e media borghesia la parte della nazione intraprendente e produttiva che genera Pil, posti di lavoro, che crea nuove aziende che si reinventa e che ha consentito all’Italia di diventare la seconda manifattura d’Europa. Ma anche quella che consente un maggiore e pi stabile equilibrio politico, economico e sociale e che non si fa attrarre da bonus e superbonus, dalle promesse di quota 100 (le persone della classe media lavorano oltre i 70 anni), dal reddito di cittadinanza, dagli sconti fiscali a pioggia. la parte sana che, per, in questi 20 anni si molto ridotta mentre si ingigantito l’esercito dei poveri e sono spariti due valori fondanti e tipici della middle class: il merito e il dovere.

La soglia

Al loro posto si tracciata una linea di demarcazione utilizzata da tutti i governi che si sono succeduti in questo periodo che, tradotta in reddito dichiarato, stata fissata a 35 mila euro lordi l’anno. Oltre questo livello di guadagni si esclusi da tutto: in primis dalla rappresentanza politica e sindacale perch questa parte di italiani, ormai ridottasi, sotto il profilo elettorale non interessa a nessuno: sono solo cittadini da spremere quando serve. Una riprova? La dimostrazione la si ricava dall’indicizzazione delle pensioni all’inflazione che ha massacrato, ma ci accade da tempo, gli assegni della classe media.

Non troverete nessun politico che critichi il bancomat delle pensioni; tutti, invece, su un argomento che tiene banco come le tasse sulla benzina, dicono che ridurre le accise sbagliato perch ne beneficiano anche i ricchi. Un’ex ministra diceva: tutti quelli che hanno redditi alti si dovrebbero pagare la sanit che dovrebbe essere gratis per i poveri, oggi la politica aggiunge altri vocaboli: i fragili, gli esclusi, gli ultimi e cos via. Domanda: perch paghiamo le tasse? Per beneficienza? Il problema, e poi torniamo al bancomat pensioni, che in Italia secondo le ultime dichiarazioni dei redditi, il 60% della popolazione paga meno del 10% di Irpef e quasi nulla delle altre imposte salvo poca Iva (al Nord l’Iva media pro-capite intorno ai 2.900 euro l’anno, al Sud circa di 600 euro: consumano 5 volte meno?) e delle accise.

Per garantire a questa maggioranza di cittadini la sola sanit che da noi non lo dice nessun politico ma gratis, occorre che qualche altro contribuente, guarda caso con redditi sopra i 35 mila euro, versi 58 miliardi l’anno quale differenza tra Irpef pagata e il costo medio pro capite della sanit (2.070 euro nel 2021). Il resto per questi cittadini tutto gratis: scuola, servizi sociali, viabilit ecc.

Le proposte della politica

Ma non troverete un politico che abbia il coraggio di dire questa scomoda verit. Anzi si sposa il modello pauperistico e si fa a gara a chi offre di pi; meno si dichiara e pi alto l’assegno unico e universale per i figli a carico, la paghetta di Stato, sempre a carico dei dichiaranti oltre 35 mila euro. E quando a 67 anni una persona, sconosciuta a Inps e Fisco, perch in tutta la vita non hai mai versato un euro di tasse e contributi chiede una pensione sociale, con tanto di quattordicesima mensilit, importo aggiuntivo e maggiorazione sociale, nessun ente di Stato fa domande: paga su semplice richiesta. Ma c’ anche chi vuole portare l’assegno dei circa 7 milioni di pensionati totalmente o parzialmente assistiti a 600 euro subito e a mille euro il prima possibile. Costo per la seconda opzione altri 27 miliardi l’anno oltre i 145 miliardi di assistenza sociale (compresi gli 8 dell’assegno unico e i 9 del reddito di cittadinanza) a carico dei soliti noti o a debito.

E cos, in questi ultimi 15 anni la spesa assistenziale a carico della fiscalit generale (dei soliti), balzata da 73 a 145 miliardi e i poveri assoluti anzich ridursi sono passati da 2,1 milioni a 5,6 milioni (da 6 a 8,5 quelli in povert relativa). Pi poveri, pi possibilit di promettere: come quella di garantire mezzi pubblici gratis per tutti quelli fino a 25 anni. E i settantenni che magari hanno fatto grande Milano? No per la politica italiana i maestri del consenso sono ancora gli imperatori romani: panem et circenses.

E i risultati si vedono: Renzi in 3 anni dal 40% a meno del 20% di consensi; Grillo dal 34% alla met nonostante Conte abbia girato in lungo e in largo il Sud promettendo reddito per tutti; Salvini dal 37% al 7/8%. Un elettorato liquido, scontento, arrabbiato, deluso sempre alla ricerca di qualche beneficio, qualche pasto gratis, inconsapevole (e questo il peccato originale della politica) che noi italiani siamo tra i pi fortunati: su otto miliardi di abitanti della Terra noi italici siamo nel ristretto novero dei circa 700 milioni che hanno tutto: democrazia, libert, stato sociale, assistenza, oltre a tutti i servizi quali acqua potabile, energia elettrica, servizi sociali e sanitari di cui manca la maggioranza delle popolazioni mondiali.

Il peso sulle spalle di pochi

E veniamo al bancomat; secondo l’ultima indagine di Itinerari previdenziali la classe media, quella dai 35 mila euro in su compresi i pensionati con una rendita da 5 volte il minimo (cio 2.580 euro lordi al mese, 36.500 lordi e 27 mila netti), sono poco pi di 5 milioni i quali pagano il 60% di tutte le imposte ma sono esclusi dalla totalit di bonus, agevolazioni e cos via. Questi pensionati che rappresentano solo l’11% del totale dei 16 milioni, ma pagano 42 miliardi di Irpef (il 70% del totale) si sono visti tagliare la rivalutazione del trattamento previdenziale all’inflazione; anzich vedersi rivalutare l’assegno si dovranno accontentare di un aumento tra il 3,86% e il 2,33%, dopo aver gi perso negli ultimi 13 anni quasi il 20% di potere d’acquisto. Lo stesso capita per i salari: quelli dei lavoratori a basso reddito sono nella media Ue mentre quelli alti sono pi bassi di un 20% e continuano a perdere potere d’acquisto esattamente come le pensioni penalizzando la sola classe media e con essa l’economia e lo sviluppo.

* Presidente di Itinerari Previdenziali

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