Terremoto in Adriatico e trivellazioni: ci sono correlazioni? Gli esperti: «Le scosse sono molto più profonde»

di Paolo Virtuani

Per i «No Triv» per precauzione vanno sospese le ricerche. Ma il geologo Martini: «Eventi sismici in quelle zone ci sono sempre stati». Meletti (Ingv): «La scossa è avvenuta nell’ambito di una situazione geologica profonda»

Dopo il terremoto avvenuto alle 7.07 di mercoledì in Adriatico davanti alla costa delle Marche, il più forte in quella zona da circa un secolo, qualcuno ha messo in relazione la scossa con le trivellazioni alla ricerca di idrocarburi degli scorsi anni, criticando la ripresa delle estrazioni che il governo vuole autorizzare per rendere l’Italia meno dipendente dal gas di importazione. Dopo otto ore dalla scossa principale di 5.7 (magnitudo locale, la rilevazione più rapida) e di 5.5 (magnitudo momento, la più accurata e significativa), l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) ha registrato 75 scosse successive di varia intensità.

Ci può essere una relazione tra il terremoto odierno e le trivellazioni in Adriatico?
«Eventi sismici in Adriatico ci sono sempre stati, anche molto prima che iniziassero le trivellazioni», risponde il geologo marchigiano Endro Martini, della Società italiana di geologia ambientale. «Quando l’Ingv non aveva ancora diffuso i dati scientifici accurati dell’evento di questa mattina, sui social qualcuno ha iniziato a mettere in relazione terremoto e trivellazioni».

Le trivellazioni avvengono alla stessa profondità dove si sono scatenate le onde sismiche?
«No, le piattaforme in mare trivellano fino a una profondità massima di 3-4 chilometri. Il sisma di mercoledì si è innescato a una profondità di 7,6 chilometri, a una distanza di 30 chilometri dalla costa della provincia di Pesaro Urbino secondo i dati forniti dai rilevamenti dell’Ingv».

La struttura geologica della zona dove è avvenuto il terremoto può essere influenzata dalle estrazioni?
«La scossa è avvenuta nell’ambito di una situazione geologica profonda con strutture che governano faglie e movimenti dell’evoluzione geologica dell’Appennino», secondo il geologo Carlo Meletti dell’Ingv. «Sono da mettere in relazione a un meccanismo di compressione dell’Appennino verso l’Adriatico, come il terremoto che è avvenuto in Emilia nel 2012 e nel passato a Rimini nel 1916 e a Senigallia nel 1930».

Esistono terremoti che sono stati provocati da attività antropiche? Negli Stati Uniti, in particolare in Oklahoma, dopo l’inizio delle estrazioni con la tecnica denominata fracking sono stati registrati molti terremoti fino a una magnitudo di 5.0 in zone dove in precedenza non erano mai avvenuti.
«La situazione geologica delle aree centrali degli Stati Uniti è completamente diversa da quella dell’Adriatico», prosegue Endro Martini. «Ricordo inoltre che in Italia il fracking è vietato per legge proprio per i problemi che causa a livello superficiale».

In passato l’estrazione di idrocarburi ha provocato fenomeni di subsidenza nella zona del Ravennate, nel delta del Po e del Polesine. I sindaci della zona sono contrari alla ripresa delle estrazioni proprio per questo timore.
«C’è stata subsidenza, ma nel caso del Ravennate ci sono studi che hanno dimostrato che è stata dovuta anche all’eccessivo sfruttamento delle falde freatiche».

Qual è la posizione dei «No-Triv»?
«Il Rapporto Ichese, commissionato dopo il terremoto dell’Emilia nel 2012, non escludeva in linea di principio una correlazione tra estrazione e sismicità», risponde Enrico Gagliano vice portavoce del Coordinamento nazionale No Triv. «Nel caso esistano dubbi, specie in zone sismiche, per il principio di precauzione bisognerebbe evitare le trivellazioni esistenti e non dare ulteriori autorizzazioni».

9 novembre 2022 (modifica il 9 novembre 2022 | 16:19)

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, 2022-11-09 15:20:00, Per i «No Triv» per precauzione vanno sospese le ricerche. Ma il geologo Martini: «Eventi sismici in quelle zone ci sono sempre stati». Meletti (Ingv): «La scossa è avvenuta nell’ambito di una situazione geologica profonda», Paolo Virtuani

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