di Marco CremonesiIl governatore della Liguria: Senza una riforma, gli ultimi rimarranno tali. Soprattutto il Sud dovrebbe volere nuove regole Francamente: non capisco. C’ chi parla con toni sopra le righe di qualcosa che assolutamente prevista dalla Costituzione. E c’ chi la descrive come qualcosa che dovrebbe minacciare un’uguaglianza tra cittadini che oggi, semplicemente, non esiste. Giovanni Toti, il governatore ligure, per dipingere la situazione attuale, usa un’immagine rodata: Prosciutto sugli occhi. Addirittura? Ma s… Con tutto il rispetto per i cittadini di Crotone, mi pare chiaro a chiunque che chi nasce a Milano nella cerchia dei Navigli goda di servizi pubblici diversi da chi nasce a Crotone. E dunque? Credo che dopo un’attesa lunghissima domani il Consiglio dei ministri dar il calcio d’inizio a una partita che per il Paese epocale. Spero per che il governo non voglia intrecciare un parallelismo incongruo: la applicazione dell’Autonomia, che un titolo gi scritto, con un presidenzialismo che ancora da scrivere. Eppure, tanti governatori del Sud all’Autonomia si oppongono… un paradosso. Perch sono proprio i territori pi indietro che dovrebbero salutare la possibilit di cambiamento. Senza cambiare le regole, i primi resteranno primi, e gli ultimi, ultimi. Se fossi il governatore di un territorio con maggiori difficolt, vorrei l’Autonomia per semplificare le regole e procedere pi spedito, poter costruire senza aspettare con il cappello in mano il ministro di turno. O peggio, il funzionario di turno con i suoi bolli. Ma lei pensa sia possibile che l’Autonomia sia a costi invariati per lo Stato? L’Autonomia non si fa per fare cassa. possibile che nella sua fase di startup costi qualcosa di pi, cos come altrettanto chiaro che ci sar un fondo perequativo. Ma quel che conta, non tanto quel che dovremo spendere, ma l’arrivare a un metro di misura: se qualcosa costa un euro in certi territori, deve costare una cifra paragonabile altrove. O se no, si deve spiegare il perch. Il principio della responsabilit cruciale. Chiarisca, per favore… Con una maggiore Autonomia, e con i suoi parametri e i suoi costi standard, i cittadini saranno in condizione di valutare la classe dirigente dei propri territori. Lo scarico delle responsabilit a catena in cui tutti sono sempre giustificati per il non aver raggiunto gli obiettivi, sar un pochino pi complicato. Forse la ragione vera per cui a qualcuno questo fa paura. Insomma, la preoccupazione che certi territori possano essere lasciati indietro infondata? il grande inganno. Le differenze clamorose esistenti non si devono all’Autonomia, ma al sistema di oggi. Al suo centralismo. Di mio, io obbligherei tutte le regioni a prendersi la loro. un elemento di meritocrazia prima ancora che di amministrazione. L’Autonomia la bacchetta magica? Non questione su cui ironizzare. C’ anche un valore aggiunto meno evidente: una volta che attraverso la legge Calderoli siano stati fissati i livelli essenziali di prestazione (Lep), partir una partita nuova in cui i territori — e i partiti — dovranno coltivare le idee, elaborare proposte da offrire ai loro cittadini, consapevoli che poi i risultati saranno misurabili. Il Paese si aiuta se le vocazioni e le caratteristiche dei territori sono valorizzate. Senza questa sindrome di aiutare il figlio pi fragile i cui risultati sono l da vedere. Del resto, basta guardarsi intorno. Di che cosa parla? L’Italia uno Stato unitario dal 1861. E le differenze tra parti diverse del Paese sono evidenti a tutti. La Germania, stato federale, si unificata dopo la caduta del muro, nel 1989. Eppure, oggi uno stato molto pi omogeneo dell’Italia. La Germania da questo punto di vista un modello interessante sotto molti punti di vista: il cancellierato assicura un governo forte, il federalismo garantisce lo sviluppo a misura dei territori. 31 gennaio 2023 (modifica il 31 gennaio 2023 | 22:59) © RIPRODUZIONE RISERVATA