di Redazione Esteri
Il presidente russo avrebbe offerto a Trump, in cambio del suo avallo all’«operazione militare speciale», il supporto degli hacker di Mosca nella sua campagna elettorale del 2016, che in effetti vinse
Un «accordo», o almeno un intreccio di interessi d’affari tra Donald Trump e Vladimir Putin: sul piatto, da un lato, il provvidenziale intervento degli hacker russi a favore del primo nella campagna presidenziale 2016; dall’altro, nientemeno, l’invasione dell’Ucraina. Un’inchiesta del New York Times sembra unire i puntini, tra Manhattan e Mosca.
È il 28 luglio 2016. Hillary Clinton accetta la nomination dei democratici: correrà per la Casa Bianca. Paul Manafort, lobbista e consulente di Donald Trump per la campagna elettorale, sta per incontrare il russo che dirige la sua sede di Kiev della sua società di consulenza. Konstantin Kilimnik, così si chiama il russo, gli parlerà di un piano: il «Piano Mariupol». Che contiene già tutto: l’invasione dell’Ucraina; la creazione di una repubblica autonoma nell’Est del Paese; la presidenza di quella repubblica assegnata all’ex presidente ucraino Vyktor Yanukovych, deposto dalle rivolte. Per il New York Times il ruolo di Trump in questo patto era quello di «garante»: se il Cremlino gli avesse garantito la vittoria, il «piano Mariupol» sarebbe filato liscio.
Poi non tutto è filato liscio: la vittoria di Joe Biden alle presidenziali del 2020, per esempio, secondo le ricostruzioni del New York Times avrebbe complicato i piani; e così la condanna di Paul Manafort per bancarotta fraudolenta. Ma l’invasione prevista Putin l’ha compiuta lo stesso, anche senza più amici alla Casa Bianca.
Jim Rutenberg, per il New York Times, ricostruisce a ritroso la genesi del piano, citando documenti che vanno fino al 2005. Il più vecchio, di quell’anno, è una nota inviata a un oligarca russo, Oleg Deripaska, citata in un report della commissione Intelligence del Senato. Già lì Manafort suggeriva di «solidarizzare» con Yanukovych, sostenendone le elezioni «a beneficio di Putin». Le elezioni ucraine Yanykovych poi le vinse, prima di venire deposto dalla piazza nel 2014. Poi si va avanti, e Trump è presidente: appoggia la Nato solo tiepidamente, considera la possibilità di riconoscere la Crimea russa. Blocca, infine, aiuti militari a Kiev. Mosse che lette ex post sembrano, nell’inchiesta del New York Times, il saldo di un debito.
3 novembre 2022 (modifica il 3 novembre 2022 | 11:58)
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