Trzaskowski, sindaco di Varsavia: «Vecchia e nuova Europa, la guerra ha annullato le divisioni. Noi pronti a vincere e riportare la Polonia al centro della Ue»

di Maria Serena Natale

Parla il nuovo volto dei liberali polacchi: «Vogliamo collaborare con tutti. Ogni Stato ha i propri interessi e dovere dei governi è difenderli. Il problema è che alcuni si arrogano il diritto esclusivo di definirli e perseguirli, accusando l’opposizione di tradirli. In Polonia come in Ungheria»

Rafał Trzaskowski è la speranza dei liberali polacchi e il capofila di una generazione di sindaci che costruiscono nei territori un’alternativa europeista e progressista alle politiche di governi ultraconservatori, autoritari, euroscettici. Cinquant’anni, studi internazionali, già eurodeputato e ministro, dal 2018 amministra Varsavia che vuole città verde, aperta e solidale. Appena eletto presidente della Commissione Ambiente del Comitato europeo delle regioni, l’organo consultivo dei rappresentanti locali e regionali dei 27, punta a ottenere un accesso diretto ai finanziamenti comunitari per città e regioni che rischiano di essere penalizzate da governi nazionali responsabili del congelamento dei fondi per violazioni dello Stato di diritto. Dall’inizio della guerra Varsavia è stata protagonista di uno sforzo di accoglienza senza precedenti.

Sindaco, quanti rifugiati ucraini avete accolto finora?
«Nelle prime settimane quasi 300 mila. Arrivavano in treno, bus, auto. La popolazione è cresciuta del 20% in un mese. Oggi c’è chi rientra, chi resta in attesa: 140 mila persone registrate in città e 70 mila nell’area metropolitana. Nei nostri ospedali sono nati oltre 260 bimbi, abbiamo aperto nidi, asili, scuole. Una prova straordinaria per l’intera società civile».

In questa crisi la Polonia è stata da subito protagonista dell’iniziativa europea. Qual è il vostro posto nella Ue?
«Dove si assumono decisioni strategiche: su mercato unico, relazioni con Stati Uniti e Canada, difesa, allargamento a Ucraina, Moldova e Balcani. Vogliamo essere riconosciuti per la capacità di contribuire alla costruzione del potere economico e politico della Ue, tornare al centro dell’Europa. I nostri interessi nazionali possono essere perseguiti solo all’interno dell’Unione, non fuori».

In Europa la sua Piattaforma civica, centrodestra liberale, siede con i Popolari mentre i nazional-populisti al governo appartengono ai Conservatori e riformisti presieduti da Giorgia Meloni. A cosa presterete più attenzione nei primi passi del nuovo governo italiano?
«Innanzitutto alla posizione sull’Ucraina. Sono lieto di aver sentito da Giorgia Meloni che l’esecutivo manterrà una linea di fermezza con la Russia e garantirà sostegno incondizionato a Kiev. In secondo luogo vorremmo sapere di più su cosa pensa del futuro dell’integrazione europea».

Vede spazio per forme di cooperazione tra forze diverse o al nazionalismo i liberali devono opporsi sempre e comunque?
«Finché troveremo interlocutori pronti ad accettare compromessi per rafforzare l’Europa, collaboreremo con tutti. Le crisi odierne richiedono più collaborazione».

Questa la contrapposizione che definirà il futuro della Ue: non più destra-sinistra, Popolari-Socialisti, ma Paesi favorevoli e contrari a una maggiore integrazione?
«La divisione destra-sinistra non ha più senso, la vera differenza è tra chi affronta con serietà le esigenze dei cittadini e chi non lo fa».

Vale anche per la distinzione tra vecchia e nuova Europa? I Paesi appartenenti alla prima, come Germania e Francia, hanno mostrato un approccio più conciliante verso la Russia.
«La guerra in Ucraina prova che anche questa distinzione è superata. Ci piacerebbe vedere più impegno da parte tedesca, ma nei fatti sia in sede Nato che in sede Ue abbiamo dimostrato grande coesione. Il ruolo del presidente americano Biden è stato cruciale».

In questo scenario anche governi e opposizioni dovrebbero collaborare per difendere gli interessi nazionali? Sarebbe una via praticabile in Polonia?
«Ogni Stato ha i propri interessi e dovere dei governi è difenderli. Il problema è che alcuni governi si arrogano il diritto esclusivo di definirli e perseguirli, accusando l’opposizione di tradirli. In Polonia come in Ungheria. In questi casi c’è poco margine».

Su diritti, aborto, giustizia il governo non arretra: cosa può fare l’opposizione?
«Vincere le elezioni, solo allora potremo cambiare le leggi. Non c’è altro modo».

Le elezioni nel 2023: quali i temi al centro del voto?
«Le conseguenze della crisi economica dopo i fallimenti dell’attuale governo nella lotta all’inflazione e all’aumento dei costi dell’energia, il ripristino di legge e ordine visto il caos di oggi, gli investimenti nelle rinnovabili dopo anni persi a parlare di carbone per ritrovarci senza carbone né transizione energetica».

Quale sarà il suo ruolo?
«Vedremo. Quando arriverà il momento non sfuggirò alle mie responsabilità».

18 ottobre 2022 (modifica il 18 ottobre 2022 | 09:44)

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, 2022-10-18 09:13:00, Parla il nuovo volto dei liberali polacchi: «Vogliamo collaborare con tutti. Ogni Stato ha i propri interessi e dovere dei governi è difenderli. Il problema è che alcuni si arrogano il diritto esclusivo di definirli e perseguirli, accusando l’opposizione di tradirli. In Polonia come in Ungheria», Maria Serena Natale

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