Turchia, liberata Dalila Procopio Respinto il decreto di detenzione

di Monica Ricci Sargentini

La gioia delle attiviste dell’associazione femminista di Istanbul che hanno lottato ottenere il rilascio della loro amica. Ma ora c’è il ricorso contro la deportazione

È molto provata Dalila Procopio, la studentessa di 25 anni che era stata arrestata il 25 novembre ad Istanbul mentre partecipava ad una manifestazione non autorizzata indetta nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. In mattinata il tribunale ha accolto il ricorso contro il decreto di detenzione presentato dalla sua avvocata per lei e per l’altra ragazza detenuta, Saida, proveniente dall’Azerbaigian.

Ad accoglierle appena uscite dal centro di rimpatrio, oggi pomeriggio, c’erano la legale Sezen Ezer e Cemile Baklaci, portavoce dell’associazione Mor Dayanisma. tra le più importanti in Turchia per la difesa dei diritti delle donne. «Per fortuna abbiamo vinto — ha detto Baklaci, — Il giudice ha stabilito che la reclusione era illegale. Lunga vita alla solidarietà tra donne e alla nostra lotta femminista». E ha aggiunto: «Dalila è molto stanca – — ma sta bene. È felice di essere tornata a casa però ha bisogno di riposare».

Ma la vicenda non è ancora finita. «Per ora — spiega l’avvocata Ezer — è stato accolto solo il ricorso contro la detenzione, speriamo di vincere anche quello contro la deportazione che stiamo per discutere».

Dalila aveva studiato in Turchia nell’ambito del progetto Erasmus. Dopo essere rientrata in Italia, aveva deciso di tornare in settembre a Istanbul, ottenendo un visto turistico all’entrata, che per i cittadini italiani vale 90 giorni.

Il movimento femminista in Turchia è molto radicato e le proteste negli ultimi anni si sono fatte sempre più frequenti, soprattutto dopo la decisione del presidente Recep Tayyip Erdogan di ritirare la firma turca dalla Convenzione di Istanbul, il più importante trattato internazionale per combattere i femminicidi. Ankara era stata tra i primi Paesi ad entrare a far parte della Convenzione, quando l’attuale presidente era primo ministro, e la scelta di abbandonarla è stata fortemente contestata dalle donne, attraverso manifestazioni che spesso sono state vietate.

2 dicembre 2022 (modifica il 2 dicembre 2022 | 19:53)

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