«Turismo in Puglia da grandi numeri, ma indietro sulla qualità». L’accusa di Caizzi (Federalberghi)

L’intervista Mezzogiorno, 29 maggio 2022 – 10:13 «Servono investimenti e invece si spende tanto in pubblicità» di Vito Fatiguso Francesco Caizzi «È il tempo di gestire la fase della maturità; di spingere la Puglia del turismo su nuovi modelli competitivi in presenza di programmazione territoriale e aggiornamento delle leggi di settore. E poi c’è bisogno delle persone: manca il 30 per cento dei collaboratori in un comparto labour intensive che può rappresentare un trampolino di lancio per donne e giovani». Francesco Caizzi, vice presidente nazionale di Federalberghi e numero uno regionale, fa il punto su una Puglia star delle vacanze. L’estate, come lo scorso anno, si annuncia da sold out. Ma a una domanda intensa di accoglienza, per non fare brutte figure, deve essere associata una risposta di qualità.Caizzi, Puglia frontiera del turismo internazionale. È un buon momento?«Sì, c’è molta richiesta e non è una novità. Stiamo raccogliendo i frutti di alberi piantati dieci anni fa con la giunta Vendola. Dopo gli ultimi 24 mesi di crisi sanitaria i grandi flussi del turismo sono ripartiti. Tempo fa ho letto che si parlava di componente interna degli arrivi, ma dal nostro osservatorio avevamo detto che le prenotazioni sono estere. Basta vedere le presenze registrate in città come Bari e Lecce. Ci sono arrivi dai Paesi del Nord e dell’Est Europa a fronte di un calo di viaggiatori statunitensi e russi».Arrivano (finalmente) i turisti. Problema risolto o c’è il rischio qualità?«È questo il tallone d’achille. Negli ultimi 4-5 anni abbiamo perso l’occasione di creare un sistema efficiente in grado di elevare gli standard d’accoglienza. Il personale scarseggia».Eppure i tassi di disoccupazione (donne e giovani) sono i più alti dell’Europa.«Le fornisco un dato: nel settore mancano almeno 4 mila addetti. Ovvero il 30 per cento degli organici previsti. Sono soprattutto i ragazzi alle prime esperienze che devono assicurare il turnover».Forse preferiscono restare a casa per il reddito di cittadinanza o ritengono di non essere ben retribuiti.«Non penso che i ragazzi non vogliano lavorare e non credo che le aziende vogliano sfruttare la situazione. È probabile, invece, che gli strumenti d’incentivazione non siano adeguati. Se una stagione estiva dura due-tre mesi è evidente che le persone preferiscono non perdere il diritto al reddito di cittadinanza».Cosa si potrebbe fare?«Creare meccanismi, come fatto di Sardegna, di sostegno all’occupazione per almeno sette mesi in modo da poter accedere successivamente agli ammortizzatori sociali (come la Naspi, ndr). E poi è stato smantellato in fretta il sistema dei voucher che era sagomato per il turismo».E i problemi strutturali?«Ci sono e riguardano il mancato aggiornamento della legge sul settore approvata nel lontano 1999».Faccia un esempio.«Attualmente non si sa come catalogare le masserie adibite all’accoglienza. Per la classificazione delle stelle da assegnare agli hotel figura ancora la presenza del fax o degli sgabelli nei bagni. Regioni come Sardegna, Toscana, Emilia Romagna e Trentino Alto Adige hanno risolto il problema da anni».Qui, invece, cosa si è fatto? Basta uno spot di Rubini (da 340 mila euro)?«Si continua a spendere in pubblicità sapendo che i turisti comunque arrivano e forse alla base del messaggio non c’è neanche un’analisi reale di marketing».In cosa investirebbe?«Nei trasporti, con il biglietto unico, e nella caratterizzazione dei territori. I servizi e la fruibilità sono essenziali per un’esperienza turistica ottimale».Gucci ha sfilato a Castel del Monte, ma non c’erano camere sufficienti in strutture di alto livello. Gli invitati sono stati trasferiti fino a Fasano.«Manca una mappatura della ricettività. E ciò vale per tutti i livelli qualitativi. A Bari ci sono 18 hotel, ma se poi si va su Airbnb spuntano magicamente 1.639 annunci. È un bel biglietto da visita che certamente non fa bene al settore». 29 maggio 2022 | 10:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-05-29 13:51:00, «Servono investimenti e invece si spende tanto in pubblicità»,

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