Tutti (dis)uniti verso il traguardo

editoriale Mezzogiorno, 27 dicembre 2022 – 08:27 di Emanuele Imperiali L’ultima settimana dell’anno, che comincia di fatto oggi, potrebbe essere quella decisiva per l’autonomia differenziata. Se, facendo seguire agli impegni verbali i fatti concreti, il ministro Roberto Calderoli porter nell’ultimo Consiglio dei ministri del 2022 la relativa legge. Un tema incandescente, quello dell’autonomia, altamente divisivo, che suscita nel dibattito politico vere e proprie guerre di religione, contrapponendo con toni violenti non solo il Sud al Nord, ma anche le forze politiche tra loro e spesso perfino all’interno di uno stesso partito, raggiungendo livelli di partigianeria e faziosit francamente insopportabili. Non c’ accordo, neppure nell’ambito dei tre partiti del centrodestra che sorreggono il governo Meloni, perch se la Lega spinge unanime in questa direzione, Fratelli d’Italia e Forza Italia frenano. In quanto la premier, come ha pi volte ribadito, vuole che cammini di pari passo con una riforma complessiva dello Stato, che prevede anche modifiche costituzionali, sempre ardue da varare per i tempi lunghi e le maggioranze molto ampie richieste. Certo, un passo avanti c’ stato dopo che due regioni del Sud, Campania e Puglia, finora nettamente contrarie, hanno trovato alcuni punti d’intesa con Calderoli e accettano l’autonomia su alcune materie purch i diritti di cittadinanza restino gli stessi sull’intero territorio nazionale, indipendente dal fatto che un cittadino viva nel Mezzogiorno o al Nord. La spinta leghista verso un’autonomia decisa d’intesa tra il governo nazionale e le singole regioni, saltando a pi pari il Parlamento, che finirebbe per avere un ruolo di semplice notaio, sarebbe un’aberrazione giuridica. Dopo il grido d’allarme dei costituzionalisti, secondo i quali la Carta tutela il regionalismo purch sia solidale e non certo per aumentare le differenze, che rimasto purtroppo inascoltato e ho trovato orecchie attente solo al Quirinale. Non a caso il vero presidio di un percorso ordinato che porti verso un’autonomia possibile nel sistema italiano proprio il Presidente Mattarella che negli ultimi tempi ha lanciato pi di un segnale in questa direzione e certamente il tema sar da lui ripreso nel tradizionale discorso di fine anno. Qualche novit potrebbe venire anche da ci che dir Meloni nella conferenza stampa del 29 dicembre. Poi c’ un aspetto da considerare e non affatto secondario: una delle ragioni per le quali il Next Generation Eu stato elargito con manica cos larga al nostro Paese, il raggiungimento dell’obiettivo della coesione territoriale in un Paese ancora oggi diviso a met e proprio l’autonomia differenziata potrebbe diventare il cavallo di Troia per vanificarlo. Anche le opposizioni si dilaniano, come il Partito democratico, nel quale si schierano, in vista del prossimo congresso, un fronte del Nord capeggiato da Stefano Bonaccini, uno dei candidati a succedere a Letta, il quale come governatore dell’Emilia-Romagna vede nell’autonomia differenziata la chance per allargare le competenze regionali. E uno del Sud, capeggiato dall’attuale vicesegretario ed ex ministro della Coesione Giuseppe Provenzano, che al voto ai gazebo sosterr invece la candidatura di Elly Schlein. D’altro canto, la prima pietra per cominciare a costruire le fondamenta del progetto di autonomia differenziata la pose proprio il centro sinistra quando nel 2001 il governo Amato riform il titolo Quinto della Costituzione allargando i poteri delle Regioni. Al primo vero scardinamento della costruzione basato sullo Stato unitario fece seguito la legge del 2009 del leghista Calderoli, oggi di nuovo ministro delle Autonomie, sul federalismo fiscale. Naturale compimento della riforma del Titolo Quinto, perch, concessi i poteri ai territori, era necessario assegnare loro anche le risorse per esercitarli. Peccato che sia rimasta lettera morta per 23 anni. Nella legge di Bilancio che entro fine anno vedr la luce c’ la definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni. Successivamente dovranno essere individuati i costi standard, al fine di superare l’attuale spesa di riparto delle risorse tra le Regioni che si basa su dati storici, non corrispondenti pi alla realt. La legge prevede la costituzione di una Cabina di Regia, che deve adempiere a queste funzioni. Anche sui Lep non c’ accordo tra le Regioni, per cui chiss quanto tempo ci vorr per fissarli, pur se la Finanziaria fissa una scadenza non cogente di sei mesi. Lo scontro si nelle ultime settimane spostato sulle materie che possibile devolvere alle Regioni. Calderoli vorrebbe perfino l’istruzione, proposta che minerebbe davvero le basi fondanti di uno Stato nazionale. Dimenticando o sottovalutando il danno che hanno fatto 20 sanit regionali, del quale durante la fase della pandemia tutti ci siamo resi conto. Con alcune che funzionano grazie a una rete di sanit territoriale, vedi Veneto ed Emilia, altre che hanno fatto acqua da tutte le parti, non solo al Sud, ma perfino nella sviluppata Lombardia. L’interrogativo che il cittadino si pone : ma con tutti i problemi che ha oggi l’Italia, prezzi alle stelle, famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese, frane, alluvioni, terremoti, criminalit, si pu mai anteporre a essi questo dibattito etereo e surreale? Mentre la casa brucia, ha senso discutere di sesso degli angeli? Non sarebbe preferibile parlarne semmai quando l’emergenza socioeconomica sar finita? Aspettando Godot, l’ennesimo teatrino della politica allontana sempre pi l’uomo della strada da un dibattito che appassiona solo pochi addetti ai lavori. 27 dicembre 2022 | 08:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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