Ucraina, chiarimento con Draghi. Ma poi Salvini insiste: non si parli più di armi

di Marco Cremonesi e Monica Guerzoni L’impressione positiva a Palazzo Chigi dopo l’incontro: il sostegno leale della Lega non è in discussione. Il leader all’uscita: l’embargo sull’energia fa più male a noi Orgoglioso dell’Italia «che cerca la pace a ogni costo», eppure convinto che un ulteriore invio di armi a Kiev finirebbe per allontanare la pace in Ucraina. Matteo Salvini scende a metà pomeriggio in piazza Colonna e dispensa sorrisi davanti alle telecamere. L’incontro con Mario Draghi «è andato bene», sia per il presidente del Consiglio che per il segretario della Lega. Il quale, nel chiuso dello studio di Palazzo Chigi, è stato assai più «draghiano» di quanto non abbia poi mostrato in pubblico. Durante l’ora di faccia a faccia con il premier, il leader del Carroccio non ha posto veti all’invio di armamenti per sostenere la resistenza ucraina e non ha fatto cenno alcuno all’argomento usato da Giuseppe Conte per sfidare Draghi. E cioè, che il suo governo «non ha un mandato» da parte della maggioranza per decidere la linea sulla guerra. Niente del genere ha detto Salvini a Draghi e questo per i governisti è il risultato più importante. «Conte ne esce isolato — è la lettura — Salvini non ha messo in discussione il mandato di Draghi e non ha seguito il M5S sulla richiesta di un voto che stoppi l’invio di armi». Il leader della Lega pensa che un quarto decreto con obici e blindati allontanerebbe la pace, ma nell’incontro con Draghi su questo punto ha sorvolato. Il faccia a faccia è stato «lineare e a tutto campo» e quando il segretario è uscito da Palazzo Chigi, i collaboratori di Draghi hanno condiviso impressioni positive. La prima è che la Lega non ha mai richiesto di trasformare in comunicazioni l’informativa del premier sull’Ucraina del 19 maggio, come invece ha fatto il presidente del Movimento nel tentativo di portare la maggioranza alla conta parlamentare. La seconda, favorevole impressione che Salvini ha lasciato a Draghi è che il sostegno leale della Lega al governo non sia in discussione. Nel comunicato ufficiale, la presidenza del Consiglio rinsalda i passaggi chiave della linea del governo: «Il colloquio si è incentrato sulla recente visita negli Stati Uniti, nel corso della quale è stato riaffermato l’impegno dell’Italia per la pace attraverso il sostegno all’Ucraina, l’imposizione di sanzioni alla Russia, la rinnovata richiesta di un cessate il fuoco e dell’avvio di negoziati credibili». Sulle sanzioni Salvini resta critico, ma non tanto da porre freni all’azione di Draghi. Eppure, fuori da Palazzo Chigi, la linea del segretario non sembra troppo lontana da quella di Conte riguardo a un eventuale quarto decreto per sostenere la difesa di Kiev. Il leader della Lega la mette così: «L’auspicio è che non si parli più di inviare altre armi». L’idea è che «se si parla di cessate il fuoco e di disarmo, è chiaro che devono passare attraverso uno stop dell’invio di armi». Lo stesso vale per l’embargo al gas e al petrolio russo: «Bisogna vedere se fa più male alla Russia o all’Italia e all’Europa. Secondo i dati, e non secondo Salvini, fa più male all’Italia e all’Europa. La Russia vende il petrolio alla Cina e all’Asia e noi spegniamo il riscaldamento e chiudiamo le aziende». Di certo, osserva un leghista, Salvini «ascolta molto attentamente gli interlocutori che gli parlano di carestie in autunno e di una gigantesca ondata migratoria dall’Egitto e dal Maghreb». Quanto all’ingresso nella Nato di Finlandia e Svezia, il segretario risponde ai giornalisti con un sorriso forzato: «Non decidono Salvini e Draghi dell’allargamento della Nato… Ci sono due Paesi che liberamente e sovranamente faranno le loro richieste». Una formula che mette Draghi al riparo da imbarazzi, visto che domani il capo del governo riceverà a Roma la premier finlandese Senna Marin per il primo bilaterale. Salvini in ogni caso è soddisfatto, intanto perché Draghi non lo ha fatto attendere troppo dopo la sua richiesta di colloquio e questo «è un segnale di attenzione». E la cosa che più conta, stando alle voci di via Bellerio, è che sia stata ascoltata la «pressante richiesta di Salvini di avviare un’iniziativa diplomatica con Francia e Germania per fermare la guerra». E oggi, per la prima volta dai giorni del Viminale, l’ex ministro dell’Interno incontrerà i tre sindacati confederali, Cgil, Cisl e Uil. 16 maggio 2022 (modifica il 16 maggio 2022 | 23:21) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-05-16 21:55:00, L’impressione positiva a Palazzo Chigi dopo l’incontro: il sostegno leale della Lega non è in discussione. Il leader all’uscita: l’embargo sull’energia fa più male a noi, Marco Cremonesi e Monica Guerzoni

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