Ucraina, i cinque fronti: perché l’inverno non rallenta l’0ffensiva di Kiev

di Lorenzo Cremonesi

Bakhmut, Kharkiv, la centrale nucleare, Kherson. Non si vede alcuno spazio per una tregua. E c’ infine l’incognita Lukashenko

DAL NOSTRO INVIATO KRAMATORSK Il significato della battaglia di Bakhmut? Cerchiamo di dissanguare le unit russe. Stanno perdendo migliaia di uomini e assottigliando le riserve di munizioni. Un po’ come a primavera si impantanarono a Mariupol: impiegarono due mesi per prendere la citt e noi guadagnammo tempo prezioso, che ci permise di organizzare i nostri contrattacchi. La differenza oggi, per, che Bakhmut non la perderemo e, se anche dovesse avvenire, sarebbe comunque una vittoria, spiegano gli ufficiali ucraini sul fronte del Donbass. Tiriamo le fila degli incontri con i militari in questi ultimi tre mesi trascorsi spesso con i portavoce dello Stato maggiore a Kiev e soprattutto qui, sui campi di battaglia nell’est del Paese. La conclusione pi evidente resta che la guerra continua, non si vede alcuno spazio per una tregua o spiraglio di negoziato.

Ieri dal Cremlino hanno ripetuto a chiare lettere che il governo Zelensky e gli alleati occidentali devono riconoscere le conquiste territoriali russe, non solo la Crimea o le zone autonome di Lugansk e Donetsk, ma anche le regioni occupate a partire dal 24 febbraio. La risposta ucraina la vediamo realizzarsi coi militari sul terreno: non si ceder neppure un metro, solo il ritorno ai confini del 1991 garantir la pace. Ieri la strada da Dnipro verso Kramatorsk e le province contese del Donbass era percorsa da infinite colonne di camion militari cariche di munizioni, razzi, cibo, benzina, accompagnate da fila interminabili di bus, jeep e auto private stipati di soldati. Non li fermavano il ghiaccio o il freddo e neppure la pioggia di razzi e proiettili d’artiglieria pesante che nella notte aveva colpito indifferentemente zone civili (i morti sono una decina), oltre a infrastrutture dell’elettricit e postazioni militari. Tra febbraio e marzo scorsi le temperature erano vicine ai meno quindici, noi eravamo molto meno equipaggiati di oggi, eppure si combattuto egualmente. Non c’ motivo che la guerra rallenti nei prossimi mesi, ci dicono nei rifugi scavati nella terra gelata. Cerchiamo di riassumere in cinque punti la situazione.

1) Il braccio di ferro per Bakhmut continua. Gli ucraini stanno costruendo una seconda linea di resistenza lungo il canale dell’acqua che si trova un paio di chilometri a ovest delle periferie occidentali, ma intanto insistono nel rafforzare le postazioni delle artiglierie avanzate. A detta delle loro unit scelte, le brigate della Wagner (i contractor privati considerati i veterani pi esperti tra i russi) ultimamente lanciano attacchi notturni con piccole pattuglie ben equipaggiate di visori a raggi infrarossi, per le loro avanzate si misurano in termini di poche decine di metri al giorno.

2) Nel frattempo, gli ucraini stanno cercando di sfondare a est di Kharkiv, verso Svatove e pi a sud in direzione di Soledar. Il piano sarebbe liberare ampie aree del Lugansk settentrionale per poi accerchiare la Wagner prendendola alle spalle.

3) Resta vivo il progetto di aprire un nuovo asse d’attacco nel settore di Zaporizhzhia verso Melitopol e infine sino alla citt portuale di Berdiansk.

4) Sul fronte di Kherson si lavora per superare il Dnipro verso la Crimea e a nord per la centrale nucleare di Zaporizhzhia. Qui uno dei punti chiave il canale d’acqua di Nova Kakhovka, che garantisce il rifornimento idrico alla Crimea.

5) Inquietano le concentrazioni di truppe russe in Bielorussia. A Kiev pochi credono che Lukashenko intenda entrare in guerra. Ma Putin preme e gli ucraini sono costretti a distogliere risorse dai fronti critici per difendere quello occidentale, per cui passano gli aiuti militari Nato dalla Polonia.

8 dicembre 2022 (modifica il 9 dicembre 2022 | 00:51)

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, 2022-12-08 22:55:00, Bakhmut, Kharkiv, la centrale nucleare, Kherson. Non si vede alcuno spazio per una tregua. E c’è infine l’incognita Lukashenko, Lorenzo Cremonesi

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