Ucraina, la guerriglia dei partigiani: bombe, sabotaggi e proteste per respingere l’invasore russo

di Andrea Marinelli e Guido Olimpio

Gli uomini di Zelensky esaltano i sabotatori che colpiscono gli amministratori filorussi, i collaborazionisti, la rete ferroviaria per ostacolare la logistica. L’obiettivo è ritardare il lavoro del nemico, innescare incendi, provocare guasti tecnici

Nella crisi in Ucraina c’è sempre qualcosa che torna dal passato. Raccontano che gli ucraini userebbero un vecchio sistema impiegato da un soldato sovietico contro i treni tedeschi nel secondo conflitto mondiale: un arnese in metallo, facile da trasportare e veloce da piazzare sui binari. Minimo sforzo, grandi risultati. Il «cuneo» è solo una delle armi dell’attività condotta nelle zone sotto il controllo degli invasori. Operazioni attribuite ai «partigiani» ucraini, figure sfuggenti rimaste dietro le linee e pronte a eseguire missioni. La maggior parte su loro iniziativa, qualcuna probabilmente ispirata da lontano e magari con l’aiuto di mini-team di forze speciali. Iniziative contemplate da oltre un anno dal piano di resistenza nazionale, un progetto attuato dopo l’invasione.

I patrioti provano a interrompere la linea ferrata con mezzi rudimentali, a volte provocano piccoli guasti o li simulano costringendo i convogli ad uno stop. Nelle cittadine diventano ombre, colpiscono collaborazionisti e amministratori filorussi, cercano di impedire al nemico di consolidare il controllo del territorio, in particolare nell’area meridionale di Kherson. Sparano, mettono ordigni sotto le auto oppure nei pressi di edifici particolari, soffiano sul fuoco della protesta, invitano alla disobbedienza chi è ostile al nuovo «padrone». Gli attentati destabilizzano, incutono timore, provocano vittime: nel mirino ci sono i funzionari — come Yevgeny Balitsky a Melitopol, il cui ufficio è stato scosso da una bomba — ma anche i loro parenti.

Il fronte interno diventa uno strumento di propaganda. Gli uomini di Zelensky esaltano i sabotatori: un sito ad hoc ne elenca le gesta, fornisce informazioni e suggerimenti su cosa fare per procurare danni ricorrendo a mezzi disponibili, dal carburante a utensili qualsiasi. L’obiettivo è ritardare il lavoro, innescare incendi, provocare guasti tecnici avendo però sempre in mente alcune misure di protezione. Un alibi da presentare, la riservatezza, la scelta di target compatibili con le proprie possibilità. Inutile inseguire bersagli complessi.

Il messaggio rivolto ai «vendicatori invisibili» — così li definisce la loro pagina web — è coinvolgente: «Ognuno di noi può tenere testa al nemico e fare la sua parte per arrivare alla vittoria. Insieme trasformeremo le loro vite in un inferno». La popolarità degli incursori è cresciuta grazie anche all’avversario che spesso è costretto ad ammettere i fendenti ricevuti, le sorprese, gli «incidenti». La lotta clandestina, in talune situazioni, ha sconfinato nei territori russo e bielorusso per incidere sulla rete logistica, sui depositi di carburante e munizioni. Episodi che Kiev non rivendica, ma attribuisce — con ironia — al «karma».

L’intreccio tra attacchi reali e quelli che non lo sono beneficia di un ulteriore attenzione, a livello internazionale. Giornali, centri studi, fonti ufficiali tornano spesso sul ruolo insurrezionale per tre ragioni: un riconoscimento aperto di fatti, l’osservazione di una dimensione diversa rispetto alle operazioni belliche, un modo per sottolineare le difficoltà dell’Armata. Infatti gli eventi vanno annotati, seguiti, ma considerati con prudenza: non sempre è possibile determinare le circostanze.

7 giugno 2022 (modifica il 7 giugno 2022 | 20:26)

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, 2022-06-07 20:40:00, Gli uomini di Zelensky esaltano i sabotatori che colpiscono gli amministratori filorussi, i collaborazionisti, la rete ferroviaria per ostacolare la logistica. L’obiettivo è ritardare il lavoro del nemico, innescare incendi, provocare guasti tecnici, Andrea Marinelli e Guido Olimpio

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