Ultime notizie: La politica economica di un paese non può basarsi sulla speranza

L’analisi

Consumi di gas frenati dal rallentamento dell’economia cinese e dalle alte temperature stagionali in Europa

di Guido Crosetto e Gianclaudio Torlizzi

8 febbraio 2022

(Danilo Rizzuti – stock.adobe.com)

3′ di lettura

Può un sentimento irrazionale come la speranza rappresentare l’elemento cardine sul quale basare la politica economica di un Paese? Sembrerebbe di sì a giudicare dagli esigui fondi messi a disposizione dal governo nel Dl Sostegni ter. Stanziare infatti appena 1,7 miliardi a fronte della peggiore crisi energetica dagli anni Settanta e che rischia di produrre quest’anno un danno alle imprese di almeno 37 miliardi, secondo le stime di Confindustria, riflette l’aspettativa di un forte raffreddamento dei prezzi dei beni energetici nel corso dell’anno.

Ora, ipotizzare un consolidamento del mercato del gas e dell’elettricità a partire dal secondo trimestre è certamente una previsione da includere negli scenari di rischio. La combinazione data dal marcato rallentamento dell’economia cinese (che ha provocato il dirottamento di GNL dall’Asia verso l’Europa) e dalle alte temperature stagionali nel Vecchio Continente (che si sono tradotte in un calo dei consumi) ha già in realtà prodotto nelle ultime settimane un allentamento sul lato dell’offerta nel mercato del gas riavvicinandone il livello delle scorte sulla media degli ultimi 5 anni. Lecito dunque ipotizzare che, una volta passato l’inverno, i prezzi possano intraprendere una discesa.

Ma, questo appena descritto, è solamente uno degli scenari possibili e certamente il più favorevole che non tiene conto dell’impatto sui prezzi derivante dalla possibile escalation militare in Ucraina. Ma anche nel caso in cui si arrivasse a un accordo tra Washington e Mosca, appare ingenuo ritenere che i prezzi delle commodities prime torneranno sui livelli del 2019. Oltre all’impatto di natura strutturale che le politiche climatiche e la strozzatura lungo le supply chain esercitano sui prezzi dei beni energetici e delle materie prime, l’elemento che sta sfuggendo al Governo concerne in primo luogo il ruolo di forte attrattività che le commodities stanno riacquistando negli ultimi mesi. Per fare un esempio nell’ultima settimana di gennaio si è assistito a un afflusso nel mercato delle materie prime di 30 miliardi di dollari. A dare inoltre sostegno alle quotazioni nel corso del 2022 contribuirà anche il nuovo corso di politica economica cinese.

Alle prese con un crescente opposizione all’interno del partito, al presidente Xi Jinping non rimarrà altra strada che accantonare la Common Prosperity e tornare a spingere sulla spesa infrastrutturale per garantire il target di crescita al +5,5% e dunque la possibilità di essere riconfermato guida del Celeste Impero per il terzo mandato consecutivo. Mano a mano che ci avvicineremo all’estate inoltre i consumi di elettricità in Cina torneranno a crescere assorbendo così quella quantità di GNL che oggi trova facile approdo in Europa. Stupisce inoltre che il governo possa nutrire un’aspettativa fortemente ribassista sui prezzi del gas in assenza di una conferma definitiva dell’avvio del NorthStream2 e a seguito di consegne di gas dalla Russia particolarmente esigue negli ultimi mesi: due elementi questi che manterranno il mercato energetico europeo in balia del meteo con il rischio molto concreto di arrivare all’inizio del prossimo inverno con un livello di scorte troppo esiguo per escludere nuove crisi sul lato dell’offerta.

Non è un caso se il prezzo medio per il 2022 oggi indicato dalla curva forward dell’elettricità si attesti in area €180/MWh pari a un incremento del +200% rispetto al 2019. In un contesto del genere sarebbe stato più responsabile se il governo, nell’annunciare le nuove misure, avesse già messo in cantiere nuovi e più consistenti aiuti nel caso in cui lo scenario adottato come riferimento non dovesse verificarsi. Per il momento si è scelto invece un approccio di “vivere alla giornata” che tradisce una mancanza di consapevolezza della gravità della situazione che potrebbe sfociare in letture congiunturali del Pil in territorio negativo nei prossimi trimestri.

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