Caro Aldo,
non credo che tante donne si siano inventate molestie da parte degli alpini, e siccome siamo un Paese «garantista» aspettiamo la solita inchiesta. Se le accuse risulteranno vere, allora potremo dire che esse sono l’ulteriore manifestazione del degrado in cui versa l’Italia, anche nei suoi lati una volta nobili.
Anna Maria Bruscolini
Cara Anna Maria
Di solito nelle discussioni pubbliche italiane prevalgono sempre i sentimenti e gli orientamenti privati: per la mamma dell’alpino, l’alpino è innocente, per la mamma della ragazza molestata, l’alpino è colpevole; la sinistra chiede la massima severità, i giornali di destra titolano «la sinistra molesta gli alpini». Vogliamo provare a uscire dallo schema? Il lavoro mi ha portato diverse volte tra gli alpini, nelle caserme in Piemonte e nelle missioni all’estero. Ho incontrato soldati di grande spessore professionale e morale: gente che parlava le lingue straniere, che aveva non solo la storica disponibilità al sacrificio ma soprattutto un addestramento specifico. I primi ad avere tutto l’interesse affinché sia fatta piena luce su quanto è accaduto a Rimini sono proprio loro. Non è inutile ricordare che la responsabilità è sempre individuale, mai di un corpo militare o di un’istituzione nel suo complesso. Qui però parliamo di molestie di gruppo, quindi particolarmente odiose e gravi. Anche se in un primo tempo sembrava che ci fossero poche denunce non per questo le cose sono meno gravi; tanto più che adesso le segnalazioni fioccano. Vuole la mia sensazione, gentile signora Bruscolini? Non c’è un degrado del Paese; anzi, ci sono segni di riscossa. Queste cose sono sempre accadute; la differenza è che ora le donne non subiscono in silenzio; hanno capito che non sono loro a doversi vergognare; e quindi giustamente parlano, raccontano, denunciano. E i racconti che abbiamo sentito — l’ha scritto bene Massimo Gramellini — non sono corteggiamenti; sono molestie. In sintesi: i veri alpini non sono così; un vero alpino difende le ragazze, non le molesta; chi ha sbagliato dovrà pagare; non criminalizziamo in blocco una comunità di persone, un tassello dell’identità italiana.
LE ALTRE LETTERE DI OGGI
L’ingiustizia
«In corteo contro le stragi sulle strade: sosteneteci»
Associazioni, Fondazioni, movimenti, familiari di vittime di violenza stradale, utenti della strada: siamo tutti uniti in vista della manifestazione nazionale organizzata per il 21 maggio a Roma e in altre città italiane per richiamare l’attenzione di cittadini, istituzioni e media sulla strage stradale. Una guerra quotidiana e ignorata che continua a uccidere e a ferire nell’indifferenza generale. Sono tragedie e dolore evitabili e serve il massimo impegno di tutti per diffondere una nuova cultura stradale che tuteli l’incolumità delle persone, il rispetto dell’ambiente, la vivibilità delle città. Una cultura in cui prevenzione e mobilità sostenibile siano finalmente priorità. Dall’ultima manifestazione nazionale a Roma del febbraio 2020 abbiamo dovuto contare altre 4.000 vittime e migliaia di feriti gravi e invalidi permanenti. Torniamo perciò a manifestare a Roma e in altre città italiane del Nord, Centro e Sud perché non vogliamo rassegnarci a questa triste realtà e vogliamo ancora sperare nel cambiamento, sempre più necessario e urgente. E anche possibile, come ci dimostrano i progressi significativi in molti Paesi europei. Per informazioni su come organizzarvi per univi alle nostre manifestazioni nella varie città, potete scriverci alla mail indicata qui sotto.
Rete Vivinstrada con Associazioni, Organizzazioni per una nuova mobilità, familiari di vittime di violenza stradale, utenti della strada vivinstrada@outlook.it
-
UCRAINA
«La nostra badante: mamma di guerra»
Letizia Dimartino
-
SANITÀ
«Ingiusto saltare le liste d’attesa se si paga»
Roberto Cosmai
-
MILANO
«Grazie ai vigili che mi hanno restituito la patente persa»
Daniela Ventura
-
LAVORO
«Meglio il reddito di cittadinanza di un lavoro?»
Luciano Giuliani
-
AUTISMO
«Le famiglie hanno bisogno di tanto aiuto»
Gabriella Della Maria
INVIATECI LE VOSTRE LETTERE
Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.
MARTEDI – IL CURRICULUM
Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino
MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO
Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai.
GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA
Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica
VENERDI -L’AMORE
Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita.
SABATO -L’ADDIO
Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno.
DOMENICA – LA STORIA
Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia.
LA FOTO DEL LETTORE
Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.
Inviateci le vostre foto su Instagram all’account @corriere
, 2022-05-12 23:31:00,
Caro Aldo,
non credo che tante donne si siano inventate molestie da parte degli alpini, e siccome siamo un Paese «garantista» aspettiamo la solita inchiesta. Se le accuse risulteranno vere, allora potremo dire che esse sono l’ulteriore manifestazione del degrado in cui versa l’Italia, anche nei suoi lati una volta nobili.
Anna Maria Bruscolini
Cara Anna Maria
Di solito nelle discussioni pubbliche italiane prevalgono sempre i sentimenti e gli orientamenti privati: per la mamma dell’alpino, l’alpino è innocente, per la mamma della ragazza molestata, l’alpino è colpevole; la sinistra chiede la massima severità, i giornali di destra titolano «la sinistra molesta gli alpini». Vogliamo provare a uscire dallo schema? Il lavoro mi ha portato diverse volte tra gli alpini, nelle caserme in Piemonte e nelle missioni all’estero. Ho incontrato soldati di grande spessore professionale e morale: gente che parlava le lingue straniere, che aveva non solo la storica disponibilità al sacrificio ma soprattutto un addestramento specifico. I primi ad avere tutto l’interesse affinché sia fatta piena luce su quanto è accaduto a Rimini sono proprio loro. Non è inutile ricordare che la responsabilità è sempre individuale, mai di un corpo militare o di un’istituzione nel suo complesso. Qui però parliamo di molestie di gruppo, quindi particolarmente odiose e gravi. Anche se in un primo tempo sembrava che ci fossero poche denunce non per questo le cose sono meno gravi; tanto più che adesso le segnalazioni fioccano. Vuole la mia sensazione, gentile signora Bruscolini? Non c’è un degrado del Paese; anzi, ci sono segni di riscossa. Queste cose sono sempre accadute; la differenza è che ora le donne non subiscono in silenzio; hanno capito che non sono loro a doversi vergognare; e quindi giustamente parlano, raccontano, denunciano. E i racconti che abbiamo sentito — l’ha scritto bene Massimo Gramellini — non sono corteggiamenti; sono molestie. In sintesi: i veri alpini non sono così; un vero alpino difende le ragazze, non le molesta; chi ha sbagliato dovrà pagare; non criminalizziamo in blocco una comunità di persone, un tassello dell’identità italiana.
LE ALTRE LETTERE DI OGGI
L’ingiustizia
«In corteo contro le stragi sulle strade: sosteneteci»
Associazioni, Fondazioni, movimenti, familiari di vittime di violenza stradale, utenti della strada: siamo tutti uniti in vista della manifestazione nazionale organizzata per il 21 maggio a Roma e in altre città italiane per richiamare l’attenzione di cittadini, istituzioni e media sulla strage stradale. Una guerra quotidiana e ignorata che continua a uccidere e a ferire nell’indifferenza generale. Sono tragedie e dolore evitabili e serve il massimo impegno di tutti per diffondere una nuova cultura stradale che tuteli l’incolumità delle persone, il rispetto dell’ambiente, la vivibilità delle città. Una cultura in cui prevenzione e mobilità sostenibile siano finalmente priorità. Dall’ultima manifestazione nazionale a Roma del febbraio 2020 abbiamo dovuto contare altre 4.000 vittime e migliaia di feriti gravi e invalidi permanenti. Torniamo perciò a manifestare a Roma e in altre città italiane del Nord, Centro e Sud perché non vogliamo rassegnarci a questa triste realtà e vogliamo ancora sperare nel cambiamento, sempre più necessario e urgente. E anche possibile, come ci dimostrano i progressi significativi in molti Paesi europei. Per informazioni su come organizzarvi per univi alle nostre manifestazioni nella varie città, potete scriverci alla mail indicata qui sotto.
Rete Vivinstrada con Associazioni, Organizzazioni per una nuova mobilità, familiari di vittime di violenza stradale, utenti della strada vivinstrada@outlook.it
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UCRAINA
«La nostra badante: mamma di guerra»
Letizia Dimartino
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SANITÀ
«Ingiusto saltare le liste d’attesa se si paga»
Roberto Cosmai
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MILANO
«Grazie ai vigili che mi hanno restituito la patente persa»
Daniela Ventura
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LAVORO
«Meglio il reddito di cittadinanza di un lavoro?»
Luciano Giuliani
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AUTISMO
«Le famiglie hanno bisogno di tanto aiuto»
Gabriella Della Maria
INVIATECI LE VOSTRE LETTERE
Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.
MARTEDI – IL CURRICULUM
Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino
MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO
Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai.
GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA
Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica
VENERDI -L’AMORE
Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita.
SABATO -L’ADDIO
Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno.
DOMENICA – LA STORIA
Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia.
LA FOTO DEL LETTORE
Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.
Inviateci le vostre foto su Instagram all’account @corriere
, Aldo Cazzullo