Una deriva educativa, sociale e familiare. Lettera

Inviata da Rossella Conte – Da madre di 3 figli, da docente e da donna, sono scioccata di tutto ciò che in questi ultimi giorni ho letto e ascoltato in merito alla violenza sessuale di gruppo nei confronti di una povera ragazza da parte di 7 “personaggi” e sento il bisogno di fare una riflessione aperta.

Una riflessione da condividere con altri genitori, con i docenti, con il mondo “civile” e non…. Perché per me, che non
sono la vittima, quanto accaduto, sta diventando un pensiero fisso dalla mattina alla sera, da quando ho appreso dei fatti avvenuti. Come è possibile che sia accaduto tutto ciò?

Stiamo vivendo una fase storica in cui dobbiamo prendere coscienza della deriva sociale, familiare e individuale. Si sono persi i valori importanti e ognuno di noi dovrebbe tornare “al proprio posto”.
Cosa accadrebbe in una nave se il macchinista decidesse di fare il cuoco e il mozzo di fare il comandante?
Dove finirebbe la nave, se ciascuno decidesse arbitrariamente di svolgere il ruolo di un altro?

C’è un processo di deresponsabilizzazione e di delega. Siamo ormai schiacciati dall’egoismo, dalla mancanza di empatia verso l’altro, privi della capacità di essere “umani”.

La cronaca, ormai, è ridondante di fatti di violenza tra i giovani, e considerando che i giovani sono e saranno il futuro, non si prefigura una prospettiva confortante.

Un’apatia affettiva che genera insoddisfazione e porta a ricercare stimoli forti, con comportamenti eccessivi e violenti.

Imparare a saper gestire le proprie emozioni è premessa indispensabile per mantenere un comportamento equilibrato e socialmente accettabile e nessun genitore può pensare di abdicare a tale ruolo, delegando la scuola o altri enti. I genitori devono crescere i propri figli secondo delle regole certe, giuste, e soprattutto con il senso del limite.

Diventi un bullo, per l’ambiente in cui cresci, non perché ci nasci.
Diventi un delinquente, per l’ambiente in cui cresci, non perché ci nasci.

I genitori devono affrontare i problemi rimettendosi “al proprio posto”, riprendendo quotidianamente i momenti educativi, che ormai sono quasi inesistenti.

A questo dovere nessun genitore può sottrarsi di fronte alla società civile, che, seppur cambiata nel tempo, deve ricevere individui sociali e positivi.

Le riflessioni da fare sarebbero ancora tante e complesse ma il mio abbraccio, ora, da mamma va alla ragazza palermitana, vittima di tanta crudeltà.

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