Uno non vale uno  ma ormai è tardi

GIOVEDÌ 23 GIUGNO 2022

risponde Aldo Cazzullo

Caro Aldo,
crede che la mossa di Luigi Di Maio possa avere davvero un futuro?
Mario Taliani

La prima forza parlamentare che aveva convinto un terzo degli italiani, si è sgretolata. Di Maio ha fatto la sua scelta e il tempo dirà se ha avuto ragione. Ma con questi continui «parti politici» non si rischia di diffondere ancora più sconcerto e disaffezione?
Fabio Sìcari

Cari lettori,
L’addio di Luigi Di Maio è l’argomento più commentato da due giorni. È vero che i problemi delle imprese e delle famiglie — come ha commentato Giancarlo Giorgetti — sono altri, a cominciare dalla folle corsa dei prezzi; ne abbiamo parlato e ne parleremo. Però per affrontare i problemi serve anche una politica all’altezza della situazione, e non in balia dei venti e delle circostanze. Nel 2018, poco più di quattro anni fa, Luigi Di Maio era il leader di un movimento antisistema che conquistò un terzo dei voti e la maggioranza relativa in Parlamento, e con essa il diritto di governare, esercitato in tre governi diversi: prima con la Lega, poi con il Pd, infine con Lega, Pd e Berlusconi. Che adesso l’ex leader dei Cinque Stelle fondi un piccolo partito con l’ambizione di rifondare il centro è oggettivamente una notizia. Non è una prima assoluta: Matteo Renzi alle Europee 2014 prese il 40% con il Pd, e ora è al 2 con Italia Viva. Ma la parabola dei grillini è unica al mondo. Di Maio dice ora che i Cinque Stelle rischiano di diventare il partito dell’odio; ma da sempre i Cinque Stelle si segnalano per un linguaggio aggressivo al limite e spesso oltre l’insulto, rivolto a chi non la pensa come loro. Di Maio dice anche che uno non vale uno. Un’ovvietà; esistono le competenze e le esperienze; ma è pur sempre un passo importante. In realtà, nelle democrazie uno vale davvero uno, nel senso che gli uomini nascono liberi e uguali; anche questa appare un’ovvietà; invece è un’idea recentissima, che si affaccia nella storia con la rivoluzione francese ed è ancora adesso contestata in molti Paesi (andate a dire a Putin che la sua vita vale come quella di un suo soldato, e che la vita di un suo soldato vale come quella di una donna ucraina). Insomma, la sensazione è che per Di Maio sia troppo tardi. E che il centro draghiano, con tanti draghetti ma senza Draghi quello vero, non abbia un grande spazio politico. A meno che non candidi davvero a Palazzo Chigi Beppe Sala; che però è appena stato rieletto sindaco di Milano.

LE ALTRE LETTERE DI OGGI

Storia

«Dario, ammalato di Sla, chiede aiuto per poter vivere»

Ho visto nascere Dario Meneghetti e per me è ancora quel ragazzo che correva scatenato per i campi di Venezia. Ora non corre più, crede però che un giorno un medico gli dica «prova ad alzarti, vedrai che ce la farai». Per questo vuole vivere. E io mi do da fare per aiutarlo! E così vado a disturbare tutti! In questi giorni si è tanto parlato di eutanasia, sedazione profonda, suicidio assistito, parole che fanno i brividi se si pensa a tutta l’ atroce sofferenza che c’ è dietro di loro. Due giovani uomini, paraplegici da anni, hanno scelto la morte, non già perché non amassero la vita, ma perché quella vita che erano costretti a vivere, era troppo carica di sofferenza, lo so bene. Dario, quasi un figlio per me, è da nove anni ammalato di Sla. È inchiodato a un letto, intubato, incapace di qualunque movimento, non può parlare e comunica solo con un puntatore. Cantava come tenore alla Fenice di Venezia, era una promessa della lirica. La voce lo ha lasciato, ma lui non si è arreso e dalla musica è passato alla poesia. Con gli occhi scrive poesie che, con l’ aiuto di molti amici che gli sono rimasti vicini, sono state anche pubblicate. Dario vuole vivere. Purtroppo, però, per vivere ha bisogno di una assistenza continua e questa costa, sì, alla fine bisogna parlare sempre di soldi. Le entrate di Dario non sono sufficienti, per questo i suoi amici hanno avviato una raccolta fondi apparsa su Facebook: aiutiamo Dario. Ecco la sua ultima poesia: «Nel pentagramma dell’aria/si stendono i colori /le note sono fiori/ raccontano di te.»
Giovanna Zanini, gofundme: aiutiamo Dario

INVIATECI LE VOSTRE LETTERE

Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

Invia il CV

MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO

Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

Invia l’offerta

GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA

Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

Segnala il caso

VENERDI -L’AMORE

Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

Racconta la storia

SABATO -L’ADDIO

Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

Invia la lettera

DOMENICA – LA STORIA

Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia. 

Invia il racconto

LA FOTO DEL LETTORE

Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

Inviateci le vostre foto su Instagram all’account @corriere

, 2022-06-22 21:50:00,

GIOVEDÌ 23 GIUGNO 2022

risponde Aldo Cazzullo

Caro Aldo,
crede che la mossa di Luigi Di Maio possa avere davvero un futuro?
Mario Taliani

La prima forza parlamentare che aveva convinto un terzo degli italiani, si è sgretolata. Di Maio ha fatto la sua scelta e il tempo dirà se ha avuto ragione. Ma con questi continui «parti politici» non si rischia di diffondere ancora più sconcerto e disaffezione?
Fabio Sìcari

Cari lettori,
L’addio di Luigi Di Maio è l’argomento più commentato da due giorni. È vero che i problemi delle imprese e delle famiglie — come ha commentato Giancarlo Giorgetti — sono altri, a cominciare dalla folle corsa dei prezzi; ne abbiamo parlato e ne parleremo. Però per affrontare i problemi serve anche una politica all’altezza della situazione, e non in balia dei venti e delle circostanze. Nel 2018, poco più di quattro anni fa, Luigi Di Maio era il leader di un movimento antisistema che conquistò un terzo dei voti e la maggioranza relativa in Parlamento, e con essa il diritto di governare, esercitato in tre governi diversi: prima con la Lega, poi con il Pd, infine con Lega, Pd e Berlusconi. Che adesso l’ex leader dei Cinque Stelle fondi un piccolo partito con l’ambizione di rifondare il centro è oggettivamente una notizia. Non è una prima assoluta: Matteo Renzi alle Europee 2014 prese il 40% con il Pd, e ora è al 2 con Italia Viva. Ma la parabola dei grillini è unica al mondo. Di Maio dice ora che i Cinque Stelle rischiano di diventare il partito dell’odio; ma da sempre i Cinque Stelle si segnalano per un linguaggio aggressivo al limite e spesso oltre l’insulto, rivolto a chi non la pensa come loro. Di Maio dice anche che uno non vale uno. Un’ovvietà; esistono le competenze e le esperienze; ma è pur sempre un passo importante. In realtà, nelle democrazie uno vale davvero uno, nel senso che gli uomini nascono liberi e uguali; anche questa appare un’ovvietà; invece è un’idea recentissima, che si affaccia nella storia con la rivoluzione francese ed è ancora adesso contestata in molti Paesi (andate a dire a Putin che la sua vita vale come quella di un suo soldato, e che la vita di un suo soldato vale come quella di una donna ucraina). Insomma, la sensazione è che per Di Maio sia troppo tardi. E che il centro draghiano, con tanti draghetti ma senza Draghi quello vero, non abbia un grande spazio politico. A meno che non candidi davvero a Palazzo Chigi Beppe Sala; che però è appena stato rieletto sindaco di Milano.

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Storia

«Dario, ammalato di Sla, chiede aiuto per poter vivere»

Ho visto nascere Dario Meneghetti e per me è ancora quel ragazzo che correva scatenato per i campi di Venezia. Ora non corre più, crede però che un giorno un medico gli dica «prova ad alzarti, vedrai che ce la farai». Per questo vuole vivere. E io mi do da fare per aiutarlo! E così vado a disturbare tutti! In questi giorni si è tanto parlato di eutanasia, sedazione profonda, suicidio assistito, parole che fanno i brividi se si pensa a tutta l’ atroce sofferenza che c’ è dietro di loro. Due giovani uomini, paraplegici da anni, hanno scelto la morte, non già perché non amassero la vita, ma perché quella vita che erano costretti a vivere, era troppo carica di sofferenza, lo so bene. Dario, quasi un figlio per me, è da nove anni ammalato di Sla. È inchiodato a un letto, intubato, incapace di qualunque movimento, non può parlare e comunica solo con un puntatore. Cantava come tenore alla Fenice di Venezia, era una promessa della lirica. La voce lo ha lasciato, ma lui non si è arreso e dalla musica è passato alla poesia. Con gli occhi scrive poesie che, con l’ aiuto di molti amici che gli sono rimasti vicini, sono state anche pubblicate. Dario vuole vivere. Purtroppo, però, per vivere ha bisogno di una assistenza continua e questa costa, sì, alla fine bisogna parlare sempre di soldi. Le entrate di Dario non sono sufficienti, per questo i suoi amici hanno avviato una raccolta fondi apparsa su Facebook: aiutiamo Dario. Ecco la sua ultima poesia: «Nel pentagramma dell’aria/si stendono i colori /le note sono fiori/ raccontano di te.»
Giovanna Zanini, gofundme: aiutiamo Dario

INVIATECI LE VOSTRE LETTERE

Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

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MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO

Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

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GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA

Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

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VENERDI -L’AMORE

Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

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SABATO -L’ADDIO

Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

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Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

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, Aldo Cazzullo

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