di Valerio Cappelli, inviato a Venezia
L’ex One Direction, in veste di attore, debutta alla Mostra con «Don’t Worry Darling», diretto e interpretato dalla sua compagna Olivia Wilde
DAL NOSTRO INVIATO
VENEZIA Harry ti presento… «Beh, non posso conoscerla questa ragazza, la saluti lei per me». Così dice il fenomeno mediatico del momento, la star più attesa alla Mostra, il cantante e (da poco) attore Harry Styles, a chi gli fa notare che fuori dalla sala c’è un delirio che ha cannibalizzato quello di alcuni giorni fa per Timothée Chalamet. Siamo tra gli «uditori» privilegiati che ascoltano il giovane inglese di 28 anni che ha ultimato la rottamazione dei Take That, con i «figli & nipoti» delle boys pop band. Melodie dolci e orecchiabili, tanto cuore e tre cucchiaini di zucchero (una delle prime hit di Harry è «Watermelon Sugar»).
L’ex leader degli One Direction, ora seduto sulla sua poltrona da solista e scalatore di classifiche col singolo «As It Was», debutta alla Mostra con «Don’t Worry Darling» diretto e interpretato dalla sua compagna Olivia Wilde. Sono uniti anche nel film. Ambientato nell’iconografia patinata degli Anni 50, è un thriller psicologico dove «tutto è metafora». Si vuole cambiare il mondo e renderlo perfetto e dunque di plastica, sullo sfondo del deserto polveroso di Palm Springs; una comunità che vive in perenne luna di miele, in case bianche come l’innocenza, una specie di specie di setta con sorrisi prestampati a prova di slogamento di mascella, cocktail in una mano e racchetta da tennis dall’altra.
D’altra parte, anche le fan di Harry mescolate ai media, che lo idolatrano come un Messia sexy (parla bisbigliando: non ha bisogno di alzare la voce) hanno le mani non in sincrono, con una scattano foto, con l’altra prendono appunti. Come ci si sente ad avere un ruolo di responsabilità verso i teenager, a leggere un cartello con sopra scritto: «Harry, sei il mio unico motivo di vita?». Lui lancia un’occhiata indulgente verso la finestra del Palazzo del cinema, da cui si vedono centinaia di ragazzine che lo aspettano, difendendosi con ombrello e ventaglio dal caldo che va e viene, e dice «Uao». Ma poi per fortuna aggiunge altro: «Sono grato alle persone che mi hanno appoggiato».
Inutile cercare sofisticherie filosofiche, e vale anche per il film che Warner farà uscire il 22 settembre. Al mattino, a parte gli anelli stabili nel look, indossa una giacca a righe color banana. Il suo popolo sa perfettamente che sotto il braccio sinistro ora coperto c’è una foresta di tatuaggi, spilli, stampelle, un cuore, una sirena, della frutta (verdura no). Il look qui ha più peso che per una modella, Harry ha una sua linea di cura della pelle e smalti per unghie, è la sua fluidità post millennial che gli ha donato un amore trasversale, e porta con grazia i pantagonne.
Le fan si dividono in una manovra a tenaglia in due tronconi; chi lo aspetta al Palazzo del cinema e chi davanti all’imbarcadero dell’Excelsior. Ma quando dal motoscafo delle star, atteso da urla scomposte che sembrano prese pari pari dalla tribù indigena di «Apocalypse Now», scende un attore di tutto rispetto come Colin Farrell, le adoranti scattano più veloci che in una regata e più lente di Marcel Jacobs verso l’altro molo, quello di Harry. L’anomalia millenaria, dice Rolling Stone. Dopo X-Factor, è apparso nel «dramma intimo» «My Policeman» e prima come Eros (ti pareva) nell’universo Marvel di «Eternals». Eterno è diventato lui, stella intergalattica del successo volatile all’epoca di Tik Tok.
Si barcamena con successo tra cinema e musica. È un punto di riferimento della comunità LGBT+, ma c’è chi lo accusa di «queerbaiting», di trarre profitto con una tecnica di marketing dall’estetica dell’arcobaleno senza far parte della comunità gay. Ha dieci anni meno della sua compagna, Olivia Wilde che ne ha 38, e la differenza d’età al contrario lo rende un po’ vintage. La versatile Olivia, attrice, regista, produttrice, prima di liquidare come «gossip» la cattiva cacciata dal set, per comportamento inappropriato, di Shia LaBeouf, sostituito dal suo fidanzato Harry, racconta il mondo parallelo e paranoico del suo film, che pretende «rispetto delle regole, controllo, simmetria, uniformità»; una prigione dorata da cui non si può scappare, e dove avvengono strani incidenti…
«È una realtà stilizzata, ma quel mondo finto è ricostruito in modo così realistico che non ci sembrava di recitare», dice il suo compagno che alla fine di arrende: «Sì, sono stato fortunato. Il futuro? Non voglio guardare troppo in avanti, è divertente essere in entrambi gli ambienti, musica ma anche cinema. I personaggi di questo film non sanno dove stanno andando, viviamo in una bolla che dovremmo abbandonare, è una sensazione che conosco bene, la vivo sulla mia pelle. La domanda è: cosa si è disposti a rinunciare per uscire dalla nostra comfort zone?». Harry è un teorico del «ma anche»: lo ripete più volte, anche quando dice che «è un film attuale ma anche senza tempo». C’è un ronzio nelle orecchie che sussurra, come ha fatto mr Styles a diventare l’uomo più desiderato della Terra, dopo aver fatto una comparsata in «Dunkirk» come soldato britannico in guerra, e una carriera musicale da solista non così lunga, e dopo che confessa di «usare molto poco i social, possono essere positivi ma anche negativi, e io ho bisogno di privacy»? Ah, saperlo…
5 settembre 2022 (modifica il 5 settembre 2022 | 15:29)
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, 2022-09-05 13:41:00, L’ex One Direction, in veste di attore, debutta alla Mostra con «Don’t Worry Darling», diretto e interpretato dalla sua compagna Olivia Wilde, Valerio Cappelli, inviato a Venezia