Us Open 2022, Berrettini perde da Ruud in tre set: stop ai quarti

di Gaia Piccardi

Il cammino di Matteo Berrettini si ferma ai quarti di finale: spaesato, con le armi spuntate, l’azzurro è sconfitto dal norvegese 6-1, 6-4, 7-6. Domani Sinner-Alcaraz

NEW YORK Sotto il tetto chiuso (fuori diluvia), dentro la pancia di questo torneone improvvisamente indoor che – comunque vada a finire – darà un altro decisivo impulso al ricambio generazionale del tennis (per la terza volta dal 2004 né Nadal né Djokovic né Federer nei quarti: nel frattempo sono stati giocati 75 Major…), Matteo Berrettini è un italiano spaesato a New York, impegnato a guardare la vetta dei grattacieli che bucano le nuvole mentre sotto, al livello del mare, il numero 5 del mondo Casper Ruud fa quello che gli pare. 6-1 in 27’, 6-4 con due break, troppi da recuperare: sotto due set a zero con un avversario con cui l’equilibrio è sempre stato in bilico, d’accordo (3-2 per il norvegese i precedenti, incluso l’ultimo, nella finale di Gstaad lo scorso luglio, quando la magia dell’azzurro sempre vincente dal ritorno all’operazione alla mano è evaporata), ma naufragare così sotto il temporale di colpi di Ruud fa male. E anche la rimonta nel terzo, 3-0, poi 4-1 e 5-2, è vanificata dal ritorno del finalista di Parigi, che annulla due set point a Berrettini, recupera lo svantaggio, 5-4, e poi lo trascina al tie-break, rifugio di tutti i peccati.

E lì, allo snodo di un quarto di finale che avrebbe richiesto un Berrettini con ben altra freschezza fisica e mentale, Matteo crolla (7-4) e Casper trionfa: lo aspetta la semifinale contro il vincente del match tra il matto Kyrgios e il russo Khachanov. Poteva essere un’impresa: nelle semifinali dell’Open Usa come nella stagione di grazia 2019, quella del botto Slam e della qualificazione alle Atp Finals agguantata per la coda. E invece è una lezione di tennis per due set prima che Matteo riesca a organizzare una difesa dignitosa e un tentativo di fuga (fallito), nel bazuka non ci sono più munizioni (la prima di servizio, come contro Davidovich Fokina, è un Ufo: 13 ace e il 64% di punti vinti con la prima non sono sufficienti), il linguaggio del corpo è eloquente (testa a ciondoloni, braccia larghe verso il box dove i genitori, Luca e Claudia, soffrono le pene dell’inferno), il livello di energia basso come durante tutto il torneo: a tenerlo agganciato al suolo, come Sinner con Ivashka lunedì notte, era stata la testa. Ma la testa, contro Ruud che vincendo domenica il torneo «denadalizzato» (Rafa sconfitto al terzo turno da Tiafoe) si assicurerebbe il numero uno del ranking, non basta.

Di Berrettini oggi non fa male il servizio, ma nemmeno il dritto, spesso decollato verso l’Hudson, e quel rovescio in back che sull’erba risulta particolarmente efficace, sul cemento dell’immenso campo Arthur Ashe è un invito a nozze per Ruud, freddo come la neve delle sue parti, concreto come a Parigi, quando è andato a prendersi la finale prima di essere sbranato da Nadal. Strangolato dal palleggio dell’avversario, la ragnatela che mai avrebbe dovuto permettergli di tessere, Berrettini esce dall’Open Usa deluso da se stesso, atteso dal calore della Coppa Davis a Bologna la settimana prossima, l’evento di squadra che dovrà lenirgli le ferite. Peccato perché lo spiraglio per infilarsi nello spicchio di tabellone lasciato libero da Medvedev, il re uscente, c’era. L’Italia a New York adesso è Jannik Sinner, chiamato a battere domani nella notte italiana Carlos Alcaraz per la terza volta consecutiva. Difficile, non impossibile. Nulla lo è, basta volerlo.

6 settembre 2022 (modifica il 6 settembre 2022 | 21:32)

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