Vaccini contro il Covid: siamo stati tutti delle cavie nelle sperimentazioni?

I vaccini contro il Covid-19 sono stati realizzati, sperimentati e distribuiti a tempo di record per riuscire stare al passo con pandemia. In molti hanno pensato che per raggiungere questo obiettivo in così poco tempo rispetto agli anni di solito necessari sia stata in realtà realizzata una gigantesca sperimentazione a livello globale. E tutti i cittadini del mondo hanno fatto da cavie. Ma è davvero così?

L’esitazione

«Le motivazioni dell’esitazione al vaccino è grande tema e gli studi sono sempre più numerosi» ha detto Andrea Grignolio, professore di Storia della Medicina, Università Vita e Salute, San Raffaele, Milano, intervenuto al Tempo della Salute . «Interessante vedere che molti rifiutano il vaccino perché pensano di avere il sistema immunitario fragile. Un “determinante”che spicca (cioé un elemento che fa parte del’esperienza passata per capire le ragioni del rifiuto, del dubbio, delle paure) è proprio l’effetto cavia. Una delle paure più forte, fino al 30% delle persone in fase pandemica è quella di sottoporsi a vaccini non pienamente sperimentati. E questo si spiega con una mancata conoscenza, non c’è un riscontro oggettivo».

L’importanza della fase post marketing

Tutti gli esperti intervenuti all’incontro hanno sottolineato come la fase post marketing, ovvero il controllo sulla sicurezza previsto per ogni farmaco e vaccino, è stato e sarà una verifica ulteriore sul vaccino anti Covid. Rarissime trombosi e miocarditi sono emerse dopo milioni di somministrazioni. Effetti collaterali così rari emergono in genere dopo anni. La fase post marketing con il vaccino anti Covid è stata invece istantanea perché il farmaco è stato assunto da miliardi di persone.

Perché i vaccini sono arrivati in otto mesi: i tre motivi

Ma come siamo riusciti a fare così in fretta? Alla domanda risponde Guido Rasi, professore ordinario di Microbiologia all’Università di Roma Tor Vergata che racconta come nelle fasi più drammatiche della pandemia non si è comunque voluto rinunciare alla fase 3 della sperimentazione. «In genere per un vaccino si arruolano 5-10- massimo ventimila volontari. Per ogni vaccino anti Covid sono state arruolate 40 mila persone di media, molto più del solito e questo è stato possibile perché la malattia era ovunque: in poche settimane sono state arruolate migliaia di persone i tutti gli emisferi. C’è stato insomma un arruolamento massivo, e in questo ci ha aiutati il virus. Inoltre gli Stati Uniti hanno creato un consorzio, finanziando la ricerca con 15 miliardi di dollari: i migliori cervelli si sono uniti mettendo a disposizione le loro conoscenze, con uno sforzo corale mai visto prima quando in genere gli scienziati sono in competizione. La tecnologia a mRNA è conosciuta da venti anni, ma non c’erano mai stati i soldi per svilupparla. Infine anche l’aspetto regolatorio si è accelerato creando quella che è stata chiamata rolling review : invece di attendere il pacchetto di documenti completo delle case farmaceutiche ogni piccolo passo veniva comunicato agli Enti regolatori e analizzato, e se qualcosa non andava venivano chiesti ulteriori approfondimenti. All’Ema c’era una task force di scienziati che ha lavorato 24 ore su 24. La macchina regolatoria è così articolata che non è possibile condizionarla».

L’immunità di gregge fallita: ecco perché

«Il vaccino su una piattaforma innovativa si è reso disponibile in meno di un anno, meglio delle più rosee aspettative» aggiunge Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione Sanitaria presso il Ministero della Salute che racconta le fasi della percezione della malattia: «All’inizio di una pandemia c’è la luna di miele tra essere umano e vaccino. Tutti volevano il vaccino. Il nostro obiettivo era abbattere la mortalità per questo abbiamo scelto di dare la priorità ad anziani, più fragili, e operatori sanitari. Abbiamo parlato di vaccinare il 70% della popolazione per raggiungere l’immunità di gregge. Il calcolo era il risultato di una formula, dando per assunto che il vaccino fosse sterilizzante, cioé proteggesse dall’infezione. All’inizio in effetti era così. Purtroppo poi sono emerse le varianti e il numero di riproduzione di base con Omicron è molto più elevato. I vaccini ci hanno protetti dalla malattia grave ma non troppo dall’infezione anche se in uno studio recente del New England è emerso che il vaccino protegge dall’infezione da Omicron per il 30%: poco, ma meglio di niente. Abbiamo così capito che con il Covid dobbiamo conviverci».

Sovraccarico di informazioni

A essere riluttanti al vaccino sono spesso le persone colte e intelligenti. «C’è stato un sovraccarico di informazionil l’infodemia, senza conoscenza approfondita della materia» conclude Andrea Grignolio. «Non esistono farmaci sicuri al 100 per cento, qualsiasi trattamento, anche l’acqua dopo una maratona può portare a morte. L’appello è fidarsi di più delle conoscenze mediche, va bilanciato sempre il rischio di una malattia e il rischio di un vaccino, che è sempre molto basso. Guardiamo alla poliomielite che grazie al vaccino è stata eradicata e ringraziamo i nostri genitori che ci hanno vaccinati».

10 novembre 2022 (modifica il 10 novembre 2022 | 19:57)

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, 2022-11-10 19:01:00, I tre motivi che hanno permesso di ottenere vaccini efficaci in otto mesi. In fase pandemica il 30% delle persone ha paura di vaccinarsi. L’appello degli scienziati: fidatevi dei medici, Cristina Marrone

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