Vaiolo delle scimmie, primo caso in Italia: è un giovane rientrato dalle Canarie

di Maria Rosa Pavia

Il paziente è un giovane ritornato da un soggiorno nell’arcipelago spagnolo delle Canarie. Accertamenti su altri due casi sospetti

Identificato in Italia il primo caso di vaiolo delle scimmie all’Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma. L’istituto nazionale per le malattie infettive capitolino ha annunciato che il paziente è «un giovane adulto di ritorno da un soggiorno alle isole Canarie che si era presentato al Pronto soccorso dell’Umberto I». Contemporaneamente, sono in fase di accertamento altri due casi sospetti. Il virus è già stato isolato già in precedenza in Regno Unito, Spagna e Portogallo. I contagi registrati in Europa al momento sono una ventina. L’Organizzazione mondiale della sanità al momento«non raccomanda alcuna restrizione per i viaggi e gli scambi commerciali con il Regno Unito sulla base delle informazioni disponibili in questo momento».

I medici dello Spallanzani hanno spiegato le modalità con cui hanno effettuato la diagnosi:«Il quadro clinico è risultato caratteristico e il “Monkeypox virus” è stato rapidamente identificato con tecniche molecolari e di sequenziamento genico dai campioni delle lesioni cutanee. La persona è in isolamento in discrete condizioni generali, sono in corso le indagini epidemiologiche e il tracciamento dei contatti».

Per gli esperti «al momento i casi osservati e nei casi in Europa e in Usa, non presentato segni clinici di gravità. La trasmissione del virus può avvenire attraverso le goccioline di saliva, il contatto con le lesioni e i liquidi biologici infetti».

L’assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D’Amato ha comunicato il caso allo Spallanzani al ministro della Salute Roberto Speranza e, dal suo profilo Twitter, rassicura: «La situazione è costantemente monitorata».

Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, ha commentato all’AdnKronos Salute: «Ora è un problema europeo e globale, dobbiamo fare molto bene il tracciamento e far sì che si fermi un focolaio che è partito». L’esperto ha evidenziato: «Chi è vaccinato per il vaiolo dovrebbe essere coperto, ma questa vaccinazione dal 1974 in poi non è stata fatta. Una parte importante della popolazione non ha il vaccino del vaiolo e potrebbe essere scoperta». Riguardo alle possibili terapie, Bassetti specifica: «Non c’è una cura specifica per il vaiolo, in genere queste forme si autolimitano, hanno una durata e poi si risolvono. I rischi sono quelli di un’infezione intra-umana, ovvero che ci possa essere trasmissione a più persone».

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19 maggio 2022 (modifica il 19 maggio 2022 | 14:36)

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