Valeruz: «La mia montagna oggi è irriconoscibile rispetto a 20 anni fa. Sulla Marmolada d’estate si sciava»

di Massimo Spampani

Toni Valeruz, 71 anni, uno dei più forti praticanti dello sci estremo al mondo: ora gli scioglimenti avvengono anche di notte

Quando è stata la sua prima volta sulla Marmolada?
«Sono salito per la prima volta in vetta quando avevo 7 anni, nel 1958. Da solo». È Toni Valeruz, 71 anni, uno dei più forti praticanti dello sci estremo al mondo, che racconta. Il giorno dopo la sciagura parla della «sua» Marmolada, la montagna che gli ha segnato la vita.

È salito in vetta da solo?
«Sì. Mio padre a Pian dei Fiacconi, dove allora arrivava il ghiacciaio, aveva un piccolo chiosco. Lì vendeva bibite e panini. Un giorno mi ha messo due chili di zucchero nello zaino e mi ha detto: “Adesso vai e portalo a Luigi Brunner, il gestore della capanna di Punta Penia, in vetta”. Dopo aver consegnato lo zucchero sono tornato giù di corsa, mi sembrava che il vuoto mi risucchiasse. Poi tornando a valle mi sono reso conto di dove ero salito e mi è venuta una voglia pazza di tornarci».

E ci è poi ritornato per tutta la sua vita.
«Diciamo che ho toccato la cima più di 900 volte, fino a ora. Ci sono andato in tutte le condizioni possibili: d’estate e d’inverno, con il brutto e il bel tempo, con il caldo e con il freddo, di giorno e di notte, da Sud e da Nord. Mi sono mosso tanto con gli sci. Ho avuto un vero e proprio innamoramento per la montagna. C’è stato un periodo in cui dicevo “chi non va in vetta alla Marmolada perde un anno di vita”. Con il passare degli anni poi ho capito che esageravo».

Anche di notte? Ci spieghi.
«Sì, moltissime volte sono salito e sceso di notte, con la luna, e non solo per la via normale ma anche per la parete Sud. Per mio piacere, da solo, come in quasi tutte le mie ascensioni».

Come ha visto trasformarsi il ghiacciaio?
«Allora si saliva calpestando neve sopra il ghiacciaio che aveva uno spessore di 50 metri più di oggi ed era 300 metri più lungo. Il ghiaccio non usciva in superficie come oggi. La salita per la via normale era molto più facile. Per cui c’era molta più gente di oggi. Ovviamente con uno spessore di ghiaccio così era normale che ci fossero più crepacci. Sopra Pian dei Fiacconi c’era la cosiddetta seraccata: scomparsa. Sulla vetta c’era poi un’enorme calotta di ghiaccio: completamente scomparsa anche quella. Oggi con poca neve è diventato più impegnativo salire. Chi ci va, però, è decisamente più preparato, soprattutto a livello di attrezzatura».

Il riscaldamento globale pareva non esistere.
«Quando ero giovane nessuno ne parlava, era tutto normale. Negli anni ‘60 era persino stata fondata sul ghiacciaio, dai fratelli Siorpaes di Cortina, una scuola di sci estivo con impianti di risalita».

E poi? Che cosa è successo.
«Negli ultimi vent’anni tutto è completamente cambiato. Non solo il ghiacciaio si è drammaticamente ritirato, ma anche la vegetazione si è spostata verso l’alto di una cinquantina di metri di quota: chiazze d’erba e alberi. La poca neve che è rimasta è molto più compatta. Quest’anno poi sono completamente mancate le nevicate autunnali che formano il ghiaccio, la neve è dura. Lo zero termico in media si è spostato a 4.000 metri e di conseguenza il ghiaccio continua a fondere anche di notte. Ha un colore nerastro e rossastro a causa delle sabbie portate dal deserto. Tutto è esagerato quest’anno».

Anche l’uomo ci ha messo del suo nel trasformare la Marmolada?
«Certo, l’ambiente era tutto diverso. Piano piano con il tempo la Marmolada si è trasformata diventando una meta ambita non solo per gli alpinisti ma anche per gli imprenditori. L’ingordigia umana ha trasformato tutto. Impianti a non finire. È balenata persino l’idea di fare una funivia fino in vetta, a 3.343 metri, a Punta Penia, figuriamoci che sfregio incredibile alla montagna. La funivia si è fermata poco più sotto, a 3.265 metri».

Quale pensa sarà il destino della Marmolada?
«Se va avanti così entro 15 anni non ci saranno che piccole chiazze di ghiaccio. Poi ormai non si può più parlare della Marmolada come di un ghiacciaio con sopra la neve, ma di chiazze di neve compatta estremamente vecchia».

Nella sua vita ha mai visto una disgrazia per distacchi di blocchi di ghiaccio così?
«No, non è mai capitata. È la prima volta che succede. Per le valanghe invernali e primaverili alcune disgrazie sono accadute».

Che cos’è per lei La Marmolada?
«È la montagna che mi ha forgiato. Una montagna particolare, aperta su un vastissimo orizzonte, dove ho vissuto momenti indimenticabili. Le albe, i tramonti, le scariche di fulmini sulla vetta. Mi ha dato modo di prepararmi per poi affrontare le altre montagne del mondo».

4 luglio 2022 (modifica il 4 luglio 2022 | 22:58)

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