Valutazione, Bentivogli (Base Italia): “Chi è tanto affezionato ai voti, poi non può essere contrario alla valutazione dei docenti”. E sugli ITS sottolinea il “balzo in avanti, ma ancora insufficiente”.

Quanto può incidere il tema della valutazione sulla personalità di uno studente, soprattutto in relazione a un percorso di lavoro? In Italia siamo sulla buona strada per collegare il mondo della scuola con il mondo del lavoro?

I quesiti sono di estrema attualità e si legano alle riforme degli istituti tecnici e professionali e delle ITS Academy, più volte sottolineate come necessarie dal Ministro Valditara.

Intervenuto durante la diretta di Orizzonte Scuola (qui il video completo), Marco Bentivogli, coordinatore nazionale Base Italia, ha espresso alcuni concetti chiave.

“Io continuo a pensare – sottolinea Bentivogli – che abbiamo sbagliato il nome all’inizio. Ora c’è stata una piccola rettifica: in Svizzera, ad esempio, le chiamano “Università professionali”. Adesso si è scoperto che non solo c’è, come in Italia, quasi il 90% di occupabilità dopo il primo anno, con contratti stabili, ma che, mediamente, gli ITS svizzeri garantiscono un salario di accesso più alto rispetto a chi frequenta l’Università”.

Ritiene, tuttavia, che siano ancora insufficienti i numeri delle iscrizioni: “siamo passati da 9 mila a circa 25 mila, ma dovremmo arrivare almeno alla metà dei numeri dei tedeschi. C’è un tema, di cui non parla nessuno: nel centro-nord, prima, accadeva che i ragazzi, appena si iscrivevano, venivano “prenotati” dalle aziende. Adesso sta accadendo che le aziende se li prendono ancor prima di finire il primo anno, su due, per cui non finiscono neanche il biennio e non ottengono la qualificazione: c’è un  tale pregresso di guai, in questo skill mismatch, che si interrompono percorsi di formazione che sarebbero importanti”.

Sul tema, dopo una forte accusa a una “opposizione anti-riformista che condanna la scuola (tutta la difesa corporativa ha distrutto la scuola)”, si concentra sulle affermazioni degli analisti in relazione ai fenomeni di dispersione e abbandono scolastico. “Quando si dice che dalla pandemia è aumentata la dispersione e l’abbandono scolastico e si dice che la causa è la DAD, non si dice che la causa è la DAD fatta male, non si dice che anche il resto della scuola in presenza ha sempre più difficolta, in termini di coinvolgimento e di capacità di conquistare i ragazzi. Il problema di conquistare le persone non riguarda solo i docenti, ma anche le imprese: si dimettono le persone in maniera massiccia, perché non c’è più nessuna relazione di qualità e le persone sono sempre più scontente della propria esperienza di lavoro, così come le persone sono sempre più scontente della scuola”. 

E tira dritto anche sulla questione delle valutazioni.Chi è tanto affezionato ai voti, poi non può essere contrario alla valutazione dei docenti. Io continuo a pensare che c’è un problema di qualità se i voti sono correlati inversamente ai test Invalsi. Il problema è serio, perché noi abbiamo ancora il riconoscimento legale del titolo di studio. Però la realtà sta fregando l’anti-riformismo e la cultura reazionaria che c’è nella scuola”.

“Se voi girate in tutto il centro-nord – conclude Bentivogli – le imprese guardano dove è stata conseguita una laurea o un master: la gran parte delle aziende che cercano skills medio alte, persone chiave, alcune lauree in alcune regioni del sud, purtroppo, le considerano alla stregua di un diploma. Questo è un serio problema, perché la valutazione dei titolo viene fatta solo nei concorsi della PA. Immaginate come sia un meccanismo vizioso, non virtuoso, per lo Stato, per le persone, per gli studenti che dovrebbero avere una valutazione più oggettiva possibile”.

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