Valutazione educativa, se ne parla anche sotto lombrellone. Banalizzazione della pedagogia? Corsini: No, i docenti hanno una gran voglia di imparare e confrontarsi

Nel pomeriggio del 17 agosto (in piena stagione vacanziera), a Marina di Massa (località turistica non proprio secondaria), su iniziativa della Flc-Cgil e della associazione Proteo Fare Sapere, Cristiano Corsini parlerà del suo fortunatissimo libro “La valutazione che educa”.
Nel parliamo con lui (un po’ scherzosamente e un po’ seriamente).

Professore, ma non le sembra un po’ troppo mescolare la nobile pedagogia di Dewey e di Visalberghi con un aperitivo su un lungomare apuano?

Negli anni ho svolto formazione in scuole del posto, sia scuole del primo ciclo sia istituti di secondo grado. Sono rimasto in contatto con un po’ di docenti. L’uscita del libro ha rappresentato un’ottima occasione per incontrarci di nuovo e così Barbara Lippi, insegnante alla secondaria di I grado, ha contattato FLC CGIL e PROTEO locale per organizzare questa iniziativa.

Ma lei si aspetta che davvero ci siano insegnanti che verranno ad ascoltarla?

Per la verità mi dicono che ci sono già parecchie prenotazioni; io penso che la valutazione educativa sia un tema sicuramente interessante, ma non sottovaluterei il richiamo rappresentato dall’aperitivo!

Battute a parte, ma questo vuol dire che anche in vacanza gli insegnanti hanno sempre voglia di discutere e di imparare qualcosa?

La classe docente gode spesso di pessima fama, frutto di una retorica banale, rozza e cinica. Per quel che mi riguarda, di solito mi trovo di fronte docenti che hanno spirito critico e mostrano una gran voglia di discutere senza preconcetti aspetti centrali del proprio lavoro. Ma magari sono fortunato io, chi lo sa?

In fatto di valutazione scolastica, lei sta diventando un vero e proprio influencer. Ormai lei è citatissimo. Adesso si parlerà del suo libro anche sotto l’ombrellone. Non c’è rischio di banalizzazione?

Io faccio fatica a influenzare mio figlio e mia figlia, figuriamoci se mi metto in testa di esercitare un’influenza su persone che non conosco. Se poi parliamo di banalizzazione, devo ammettere che, dando un’occhiata a quel che si è detto o scritto sulle prove INVALSI, anche da fonti teoricamente autorevoli, la concorrenza è spietata e temo di non avere alcuna possibilità di sfangarla. Ho persino letto che le prove INVALSI sarebbero adatte a misurare il livello di competenza o di fragilità di un singolo studente… A questo punto non è possibile banalizzare oltre, escludo che io possa peggiorare la situazione.

Torniamo seri: valutare bene è importante, non c’è dubbio. Ma non è ancora più importante insegnare bene?

Sì, è molto più importante. Aggiungo però che una valutazione ben condotta aiuta a risolvere problemi che possono nascere mentre si insegna. Questo a patto di riconoscere di trovarsi di fronte a qualche problema. Perché se si ritiene che tutto fili liscio allora è bene lasciare tutto così com’è, senza inseguire innovazioni vuote e inutili. La valutazione, come l’innovazione, è un mezzo, non un fine.

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