Vertice Ue, il compromesso: flessibilità sui fondi comuni in cambio di più sussidi

il negoziato

di Federico Fubini07 feb 2023

Vertice Ue, ecco il compromesso: flessibilità sui fondi comuni in cambio di più sussidi pubblici Il cancelliere tedesco Olaf Scholz

Fino a due settimane fa, lo scambio di concessioni fra governi europei sembrava concentrarsi su un binomio: i Paesi del Nord hanno pi mano libera per versare aiuti di Stato, reagendo cos all’ondata da duemila miliardi di dollari di sussidi che arriva dagli Stati Uniti, mentre quelli del Sud e la Francia avrebbero ottenuto un’apertura della Germania a nuove forme di fondi comuni di Bruxelles per finanziare progetti industriali europei.

A poche ore dal vertice europeo di gioved, convocato proprio su questi temi, il binomio cambiato. La Germania, che ha la maggiore capacit di bilancio nazionale, ottiene sempre l’opzione di allargare lo spettro degli aiuti di Stato a vari settori industriali. Dall’altra parte invece c’ soprattutto una maggiore flessibilit — sui progetti e probabilmente sui tempi — nell’uso dei fondi europei esistenti: inclusi quelli del Piano nazionale di ripresa (Pnrr). Dell’ipotesi di un progetto della Commissione di un nuovo fondo di sovranit europeo invece i governi si limitano a prendere atto. Senza esprimere entusiasmo.

La bozza di conclusioni del vertice di gioved fra i capi di Stato e di governo dell’Unione, quanto a questo, chiara. Essa il frutto del negoziato degli sherpa nazionali e riflette il possibile compromesso fra governi. Quanto a rimuovere alcuni dei vincoli sugli aiuti di Stato, c’ una concessione: Le procedure vanno rese pi semplici, rapide e prevedibili e devono permettere che sostegni mirati e temporanei siano dispiegati velocemente nei settori strategici per la transizione verde e che subiscono l’impatto negativo dei sussidi esteri o di prezzi elevati dell’energia.

trasparente il riferimento all’Inflation Reduction Act della Casa Bianca, che prevede crediti d’imposta stimati da Credit Suisse fino a circa 800 miliardi di dollari sui prossimi 10 anni, con investimenti complessivi da 1.700 miliardi. Ma la formulazione abbastanza vaga da includere nel campo degli aiuti di Stato, ad esempio, il settore dell’auto o la chimica: entrambi strategici per Berlino. Il vertice chiede poi approvazioni pi semplici per i Progetti importanti di interesse comune europeo (in Italia, ad esempio, sull’idrogeno o le batterie).

In contropartita c’ l’apertura che interessava al governo italiano, troppo indebitato per versare molti sussidi propri all’industria. I Paesi si impegnano a un accesso a pari livello ai mezzi finanziari. Per questo i fondi europei esistenti (dunque anche il Pnrr, ndr) dovrebbero essere dispiegati in maniera pi flessibile e andrebbero esplorate opzioni per facilitare l’accesso delle imprese alla finanza. Significa poter ridisegnare il piano e avere pi tempo per spendere, oltre le scadenze del 2026. Ma anche un’ammissione implicita di qualche difficolt di esecuzione del Pnrr: difficile ottenere nuovi fondi di sovranit finch non si dimostra di saper usare bene quelli che ci sono.

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