di Alfio Sciacca, inviato a Palermo
Il sacerdote di Campobello Don Nicola Patti non ci sta: A Campobello in pochi hanno coperto il latitante, non etichettiamo l’intera comunit
Sicuramente una cerchia di persone ha coperto la latitanza di Matteo Messina Denaro, ma la stragrande maggioranza degli abitanti di Campobello gente che pensa solo a lavorare. Don Nicola Patti, 52 anni, l’arciprete e parroco della Chiesa madre nel paese dove a ogni angolo salta fuori un covo del boss. Per non dire dei tanti prestanome, autisti di comodo, medici compiacenti. Eppure il parroco di Campobello non accetta che venga etichettata tutta la sua comunit.
Il vescovo
Questo nello stesso giorno in cui su Avvenire il vescovo della sua diocesi, Mazara del Vallo, Angelo Giurdanella, usa invece parole durissime. La mafia non bisogna individuarla solamente nel boss — ammonisce—. Ma anche nelle coperture di cui gode, come successo per Messina Denaro. Dunque spesso uno stile di vita che esprime una mentalit nei comportamenti del fare quotidiano… occorre combattere l’omert, la sfiducia attraverso le testimonianze vere. Sbaglia il suo vescovo a parlare di omert? Non penso che le mie parole siano in contrasto. Ho detto che in paese c’ una cerchia di persone che ha aiutato Messina Denaro. Ma non siamo tutti omertosi: la stragrande maggioranza qui la mattina pensa solo ad andare in campagna a coltivare i propri uliveti.
Il boss
Quei nomi li aveva mai sentiti, erano mai entrati in chiesa? Il medico Tumbarello lo conosco come tutti in paese, Bonafede solo di vista, Luppino non l’ho mai visto. E comunque nessuno di loro frequentava la mia chiesa. Sul profilo Facebook della parrocchia due giorni fa don Nicola ha postato un video di Chi l’ha visto? per ricordare il giorno del compleanno del piccolo Giuseppe Di Matteo, sciolto nell’acido proprio da Messina Denaro. Ma dice comunque di non aver mai avuto la percezione della presenza incombente del boss o che circolasse indisturbato. Per me quest’arresto stato un fatto inaspettato. Nel senso che si dicevano le cose pi disparate: che era all’estero, era morto. Chi poteva immaginare che fosse qui, invece che in un casolare di campagna! Possibile che in due anni nessuno l’abbia mai incrociato e riconosciuto? Voi insistete su questa storia della somiglianza con l’identikit, ma vero fino a un certo punto: nessuno poteva immaginare e dunque riconoscerlo. E poi lui riuscito sempre a camuffarsi.
La riflessione
Don Nicola ammette che dopo quello che successo occorre aprire una riflessione all’interno della comunit su questi temi. Ma prima dell’arresto del capomafia come scorreva la sua vita di parroco? Nelle omelie ha affrontato i temi della mafia? Ha mai avuto minacce? E poi, in paese, c’era paura del boss? Minacce, grazie a Dio, non ne ho mai avute. Quanto alla paura a Campobello non c’era alcuna paura. Un giornalista della zona ha scritto un libro su Messina Denaro dal titolo L’invisibile. Se la cosa non si vede non hai paura. Non c’ la percezione a pelle del fenomeno. La gente pensa solo al lavoro e alla propria vita. Da parte mia ho fatto tante omelie parlando di legalit, ma con messaggi in positivo indicando un percorso educativo soprattutto per i giovani. Infine la sua chiave di lettura sulla cattura del boss: Non penso certo che sia il frutto di un accordo. Forse Messina Denaro era pi debole per via della malattia e magari ha scelto un posto pi comodo per lui. Anche se non penso che abitasse a Campobello chiss da quanto tempo
20 gennaio 2023 (modifica il 20 gennaio 2023 | 23:59)
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