Viaggio, la sete di conoscere (o una valigia da spostare)

Stiamo vivendo i primi giorni di un nuovo anno, tra la fatica di smaltire gli eccessi degli ultimi di quello passato e la tentazione fortissima di fare progetti, organizzare programmi, disegnare scenari per i mesi a venire. Col nuovo anno succede cos, comincia un viaggio e come si conviene si preparano i bagagli e si immaginano i panorami che andremo ad ammirare.

Il concetto base il movimento. S, perch nella realt concreta o nella nostra immaginazione il viaggio identifica sempre uno spostamento da un luogo ad un altro. Un muoversi che pu avvenire per poche ore o per un periodo molto pi lungo. Che pu condurci a poca distanza da dove ci troviamo oppure lontanissimo, nello spazio della terra o in quello infinito della nostra mente.

Si parte, ma venendo da dove. L’origine della parola viaggio non appare complessa: molti dizionari concordano nel citare come parenti prossimi il provenzale viatge, l’antico francese veiage, tutti figli derivati dal latino via. Siamo di fronte ad una delle parole fondamentali della lingua, di quelle poche che abitano anche i vocabolari pi striminziti, perch tutti abbiamo bisogno di indicare e nominare una strada. E non solamente quelle dei centri abitati, ma quelle pi importanti che ci consentono di raggiungere le destinazioni pi lontane, da quelle pi grandi, conosciute e affollate, ai sentieri nascosti dove cerchiamo una via per la nostra solitudine.

Una radice antica. C’ una radice indoeuropea all’origine del vocabolo via, una traccia essenziale utilizzata per indicare la strada e il movimento che ospita. Molti studiosi fanno notare che quella stessa radice partecipa al verbo latino veho, vehere (trasportare, camminare, viaggiare). Padre della stessa parola via, che in origine doveva indicare le tracce lasciate dai carri lungo il loro percorso.

Il viaggio dalla Francia. Abbiamo visto come all’origine della parola italiana viaggio, che viene attestata all’inizio del XIII secolo, ci sia un’influenza del francese antico veiage e del provenzale viatge. Ma entrambi questi termini devono la loro origine ancora una volta al latino e in particolare alla parola viaticum. Nell’antica Roma con viatico si indicava l’insieme delle cose necessarie per intraprendere un viaggio, non solo i vestiti quindi ma anche il cibo e il denaro. In tutti i dizionari troverete anche il significato figurato con cui viene usata oggi: viatico tutto quanto pu essere di conforto o di sostegno in una impresa: gli diede la sua benedizione come viatico prima della partenza (Tullio De Mauro).

Le infinite scoperte di una grande famiglia. La via, il viaggio, il viaggiare rappresentano termini essenziali per comprendere momenti fondamentali della vita. Quando decidiamo di partire andiamo via, cos come quando ci liberiamo di qualcosa che non serve pi lo buttiamo via. Certo se non abbiamo cura della nostra vita oppure frequentiamo persone che non la apprezzano o non ci trattano come meritiamo, ci stiamo buttando via. Allora serve una vita nuova alla quale dobbiamo dare il via (segnala un inizio) senza dare via (regalare) quello che abbiamo di prezioso. E cos via, e via di seguito e via discorrendo, potremmo stare qui fino a quando la forza pubblica non ci manda via magari con un foglio di via firmato dal questore. Ma non diciamolo troppo in giro, in fondo stavamo scherzando in via amichevole. Ora che siamo in via di guarigione, potremmo andarcene via magari in un paese esotico, in via di sviluppo per verificare in via sperimentale se c’ una via di scampo senza perdere la retta via. Ora basta, via, si scherzava!

Mano a mano. Come avrete capito, se volete divertirvi, non dovrete che sfogliare l’amico vocabolario per scoprire via via quanto pu essere esteso l’universo di queste parole, altro che Via Lattea. Scoprendo che il viaggio sempre una sfida di conoscenza, se lo si affronta con umilt e curiosit, altrimenti solo uno spostarsi di qua e di l. Come trasportare i bagagli dall’auto all’appartamento, quando avete dovuto fare tre viaggi perch nessuno vi aiutava.

Da quando abbiamo imparato a leggere. Siamo circondati dalle storie di viaggio. Nei miti fondamentali il viaggio non pu mancare mai: un viaggio salvifico quello che la Bibbia affida a No e alla sua Arca per salvare uomini e animali dal diluvio universale. Un’Arca che somiglia in modo sorprendente a quella costruita da un altro eroe, Utnapishtim, che deve sfuggire ad un altro diluvio. Non siamo nella Bibbia ma nell’epopea del poema babilonese di Gilgamesh. Nella Bibbia No abbandona l’arca sul Monte Ararat, nel poema babilonese Utnapishtim lascia la sua sul monte Nisir. In tutti e due i casi l’ira divina si placata e l’umanit salva.

Da quando abbiamo cominciato a fare domande. Di viaggi mitici piena la memoria della nostra letteratura di tutti i tempi. La nostra curiosit intellettuale nasce con Ulisse e le domande dell’Odissea, quell’eredit viene raccolta da Apollonio Rodio con le avventure di Giasone nelle Argonautiche. E soprattutto con la nascita del mito di Roma che Virgilio affider alla stirpe dell’eroe troiano in fuga descritta nell’Eneide.

Un percorso di fede. il cristianesimo ad assumere il viaggio come descrizione della vita umana, un semplice passaggio sulla terra prima di presentarsi al cospetto del Padre. Nel Vangelo secondo Giovanni, Ges Cristo, lo chiarisce presentandosi: Io sono la via, la verit, la vita. Viaggio quindi come metafora, come rappresentazione dell’avvicinamento a Dio, che trover la sua vetta letteraria nella Divina Commedia di Dante, il viaggio che comincia nel mezzo del cammin di nostra vita per concludersi solo in Paradiso.

Una rotta mercantile. In questo breve riepilogo dei grandi viaggi della letteratura di tutti i tempi non poteva mancare uno dei pi noti e moderni: Il Milione di Marco Polo, non solo perch ci accompagna nella scoperta straordinaria dell’Asia e della corte del Gran Khan. Ma perch il protagonista mette in primo piano i rapporti commerciali che aprono il mondo delle relazioni mercantili, lasciando il potere e gli affari in mano al viaggiatore Marco Polo e il racconto affidato alla penna dello scrittore Rustichello da Pisa, cui il protagonista racconta le sue avventure perch quello possa scriverle. Dovremmo aspettare il Novecento perch Italo Calvino con le Citt invisibili riuscisse a restituirci una riscrittura fantastica del Milione, prima di accompagnarci nelle infinite possibilit della letteratura con il romanzo Se una notte d’inverno un viaggiatore. Infinitamente sconfitti dalle opportunit di sempre nuove letture che non si esauriscono mai.

4 gennaio 2023 (modifica il 4 gennaio 2023 | 09:22)

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