Vittima dello Stato

Se il Male lo specchio deforme delle nostre debolezze, non c’ italiano, a cominciare dal sottoscritto, che non si senta chiamato in causa da uno dei pizzini di Messina Denaro trovati in casa della sorella. Quello dove il boss descrive i mafiosi come dei perseguitati, con l’unica colpa di voler difendere la propria terra dalla sopraffazione di un invasore, lo Stato, prima piemontese e poi romano. Intendiamoci, non sto certo dicendo che ci sia un mafioso o un indipendentista in ciascun italiano. Ma una presunta vittima dello Stato, s, eccome.

Ovunque lo Stato significa Noi; solo in Italia significa Loro. Un imprenditore del nord, una persona per bene o comunque nella media, una volta mi disse: Per me lo Stato un feudatario che ogni anno si porta via oltre la met dei frutti del mio lavoro. Ingannarlo non una colpa, una necessit. La ragione per cui siamo il Paese delle cricche, delle caste e degli evasori tutta qui. Per noi lo Stato non chi ci aiuta, ma chi ci vessa; non chi ci difende, ma chi ci offende. Naturalmente lo Stato ci mette del suo, con la giustizia pi lenta, le leggi pi farraginose e la burocrazia pi inamovibile e oscura, per tacere dei politici che non contano nulla ma si credono tutto. E so bene che quattordici secoli di storia frantumata, dalla calata dei barbari a Garibaldi, non si recuperano in centosessant’anni. Ma, in attesa che anche da noi si affermi il senso dello Stato, mi accontenterei che lo Stato smettesse di farci cos senso.

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4 marzo 2023, 07:03 – modifica il 4 marzo 2023 | 07:03

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