Nelle parole di Viola Ardone, l’educazione in classe è un tema di vitale importanza. Ricordando un episodio avvenuto durante un viaggio scolastico, Ardone condivide con i lettori de La Stampa la complessità e l’importanza del suo ruolo.
Durante un viaggio, alcuni studenti decisero di portare con sé superalcolici, mascherati come semplice acqua frizzante. Quando vennero scoperti, le responsabilità vennero passate di studente in studente, creando un labirinto di colpevoli, colpevolizzati e conoscenti. Di ritorno dalla gita, Ardone convocò i genitori per discutere l’incidente e introdusse una serie di lezioni sull’educazione civica e la legalità.
La decisione finale fu di penalizzare l’intera classe con un voto di 6 in comportamento, con l’idea che la classe è un organismo interconnesso e l’omertà è una forma di partecipazione. Ardone riflette sulle conseguenze di questa decisione, consapevole che insegnare è un mestiere difficile, con risultati che si scoprono più nel tempo che nell’immediato.
L’incidente porta Ardone a riflettere anche sul ruolo della scuola e del voto, non come condanna o assoluzione, ma come una sorta di fotografia per mostrare ai ragazzi i progressi fatti. Le valutazioni servono per misurare la crescita, come i segni fatti sulla porta per monitorare l’altitudine dei bambini che crescono.
Ardone sottolinea infine l’importanza di spiegare e commentare le valutazioni con parole, azioni ed esempi personali. Nota che i giovani sono capaci di autovalutarsi con precisione, e comprendono le conseguenze delle loro azioni. L’educazione, in fin dei conti, è un percorso di crescita e apprendimento, e i voti sono solo uno dei molti strumenti utili per segnare il viaggio.
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