Weber: «Trattati da rivedere, chi ostacola  i progressi resta indietro»

di Francesca Basso

Il capogruppo del Ppe: «Ma l’Unione a due velocità non finisca per limitare chi ha pieno titolo per aderire. Su Difesa e politica estera occorre più coraggio»

DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE BRUXELLES «L’Europa deve andare avanti. Dobbiamo fare i passi necessari: non siamo adatti alle sfide che dovremo fronteggiare nei prossimi dieci anni. Per questo il Ppe e il Parlamento europeo la scorsa settimana hanno votato una risoluzione a favore della convocazione di una Convenzione per stabilire una nuova architettura per l’Unione europea». Manfred Weber, capogruppo del Ppe al Parlamento Ue, parla con il Corriere al termine della cerimonia di chiusura della Conferenza sul futuro dell’Europa.

Come giudica la proposta del presidente francese Emmanuel Macron di un’Europa a due velocità?
«Dobbiamo rafforzare l’Unione e non possiamo più aspettare gli Stati membri che bloccano i progressi. Alcuni Paesi non vogliono seguirci in questo futuro ma non dobbiamo permettere loro di bloccare tutta l’Unione europea. L’approccio a due velocità potrebbe diventare realtà».

Macron propone anche di creare una comunità politica europea, che accolga le democrazie del Vecchio Continente che sono al di fuori dell’Ue in attesa che abbiano i requisiti per entrare pienamente. Come l’Ucraina o i Balcani. È favorevole?
«Ci sono diversi elementi da considerare. Se si guarda ai Balcani Occidentali, bisogna vedere che non si tratta solo della loro volontà ma anche della capacità dell’Ue di accoglierli. Per l’Albania sono stati Macron e la Francia, per ragioni di politica interna, a bloccarne la candidatura per un certo periodo. Dovremmo fare quindi una riflessione a livello di Stati membri: abbiamo bisogno di una maggiore volontà politica di inclusione di quei Paesi che veramente appartengono all’Europa, come i Balcani. Questa proposta di Macron non deve essere una scusa facile. E se non accogliamo i Balcani Occidentali come membri a pieno titolo si rischia di creare un’area di instabilità sotto l’influenza russa. La sua proposta non deve evitare ulteriori allargamenti, dobbiamo essere coraggiosi».

Quindi non le piace?
«Mi piace l’idea di un allargamento in più step, passo dopo passo, per includere ad esempio l’Ucraina o i Balcani occidentali nel mercato unico, anche senza l’adesione piena, per dare loro una prospettiva economica. Sostengo l’approccio a tappe per l’allargamento ma non deve essere usato male per evitare la vera domanda se un Paese debba o meno aderire all’Ue».

Con un’adesione per gradi non c’è il rischio che l’adeguamento ai valori Ue arrivi in ritardo e i Paesi si prendano solo i vantaggi economici?
«Guardiamo a candidati concreti. L’Ucraina e gli ucraini sono il simbolo migliore dell’essere europei: stanno combattendo per i nostri valori. Al contrario l’Ungheria in questo momento non è solidale, sta bloccando l’embargo sul petrolio russo. Bisogna valutare caso per caso. Ma il Ppe va oltre la proposta di Macron. Per noi sulla politica estera e sulla difesa bisogna fare di più: bisogna superare il voto all’unanimità perché un solo Paese non può bloccare l’Ue. Nella difesa servono investimenti europei e non solo a livello nazionale. Mi aspetto che i leader Ue presentino proposte concrete».

In un non-paper 13 Stati membri (Svezia, Danimarca, i Baltici, Polonia, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Finlandia, Malta, Romania, Slovenia) sostengono che non si devono modificare i Trattati. Come è possibile cambiare l’Ue senza toccarli?
«Questi Trattati sono buoni e permettono di fare molto. Quindi usiamo tutte le opzioni che ci sono. Guardiamo alla pandemia, il Recovery Fund è stato fatto con questi Trattati. Ma ci sono ambiti come la difesa in cui si deve fare di più e i Trattati non lo permettono. Se alcuni Paesi non vogliono partecipare si deve procedere come con l’euro o l’area Schengen. Polonia, Repubblica Ceca o la Svezia non hanno l’euro. Ma Draghi, Macron, la coalizione tedesca al governo sono pronti per il cambio dei Trattati. Se c’è un numero ragionevole di Stati membri a favore bisogna farlo. Nel Consiglio europeo di giugno c’è uno spazio di manovra per dialogare. Bisogna però essere precisi sulle cose concrete da cambiare, così si possono convincere più Stati».

9 maggio 2022 (modifica il 9 maggio 2022 | 23:23)

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, 2022-05-09 21:43:00, Il capogruppo del Ppe: «Ma l’Unione a due velocità non finisca per limitare chi ha pieno titolo per aderire. Su Difesa e politica estera occorre più coraggio», Francesca Basso

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