di Marco CremonesiIl governatore: noi abbiamo vinto a Belluno e Feltre. Se fosse capitato alla sinistra chissà che show. Io però non mi occupo di liste, auguri a tutti i sindaci «Evidentemente, dove si litiga si parte con il freno a mano tirato». Luca Zaia non vuole fasciarsi la testa più di tanto. Anzi, esordisce augurando «buon lavoro a tutti gli eletti, nella speranza che riescano a rappresentare a fondo tutti i cittadini». Certo, il governatore veneto parla di «sconfitta pesante» a Verona. Ma resta il fatto che «la somma algebrica del consenso dei due candidati del centrodestra sfiorava il 60%». Ma questa non è un’aggravante? Non c’è stato un deficit di politica che ha portato alla sconfitta in un contesto favorevole? «Può essere. Però è vero che ogni elezione e ogni candidatura sono una storia a sé. Vorrei ricordare a chi interessi che in Veneto le due roccaforti della sinistra, Belluno e Feltre, sono passate al centrodestra. Belluno al primo turno. Se fosse accaduto a parti invertite, chissà che show. E invece le ha vinte il centrodestra e nessuno ne parla». Perdoni, e perdonino i feltrini. Però Verona non è Feltre… «Dal mio punto di vista, che non cambia né quando si vince né quando si perde, in ogni scelta — soprattutto per il sindaco — dietro alla partita politica c’è anche quella personale. Se così non fosse, non si capirebbe nemmeno il mio quasi 78%. Ma, appunto: non c’è da fasciarsi la testa, soltanto da lavorare». Ma non è un pessimo segnale per il centrodestra? «Non c’era solo Verona. Jesolo, la nostra Miami, è un posto che d’estate conta 300 mila persone, fa 6 milioni di presenze all’anno. È un posto intessuto di economia, servizi, interessi non sempre coincidenti. Eppure, il consenso è tale che il ballottaggio è stato tra due candidati di centrodestra. Questo per dire che, oltre al candidato, serve un lavoro preparatorio, la costruzione di un clima. A Verona, invece, c’è stata una discussione che ha sopraffatto quel lavoro». La Lega ha appena smentito il fatto che a Verona lei abbia «sbattuto la porta», chiuso all’apparentamento tra Sboarina e Tosi… «Non mi sono minimamente avvicinato alla porta, di queste vicende non mi sono mai occupato. Mai. Non è nel mio stile, ’sta roba». Beh, ma per lei… «Guardi. Io non solo per Verona, ma in nessun caso mi occupo di liste, incontri, apparentamenti. Non mi compete e nemmeno è nelle mie corde». Perdoni, ma pare strano che in partite così delicate un presidente forte di un consenso come il suo non sia consultato. «Se qualcuno mi ha chiamato in vista delle elezioni, io ho sempre fornito l’indirizzo giusto: quello delle segreterie politiche. Credo fino in fondo alla distinzione tra chi amministra e chi deve fare le scelte politiche. Io faccio già fatica a fare il mio…». Insomma, tutto bene? «Ma no. Però, per me pesa l’esperienza personale di chi ha visto le montagne russe molte volte. Nel 2013 Beppe Grillo riempiva le piazze venete come nessuno. Credo che un partito debba essere identitario, costruire la propria fisionomia con gli anni e con le scelte. Credo che quando passerà l’autonomia sarà un fatto che cambierà la storia. Sarà un Big Bang. Noi quello lo abbiamo costruito con pazienza e col duro lavoro negli anni». Sta parlando della competizione con Fratelli d’Italia? «Anche nelle aziende, dal punto di vista manageriale, non c’è nulla di peggio che distogliere l’attenzione dal tuo prodotto per guardare quello del concorrente». Cosa vuol dire? «Che tutti non li puoi accontentare. E le identità contano». Letizia Moratti si è messa a disposizione del centrodestra per la guida della Lombardia. Non è strano? «C’è una figura paragiuridica che è quella del candidato naturale. Penso che Fontana abbia fatto bene e sia da difendere. Ha una lunga storia di amministratore, lo ha fatto in tempi non facili, ha subito una gogna giudiziaria e mediatica assolutamente sproporzionata seguita poi da un proscioglimento perché il fatto non sussiste. Io credo che Fontana sia proprio un candidato naturale». Moratti insiste: è a disposizione. Cosa può accadere? «Se in Lombardia partisse un dibattito del genere aprirebbe scenari che potrebbero diventare preoccupanti per il centrodestra». 28 giugno 2022 (modifica il 28 giugno 2022 | 07:45) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-06-28 06:32:00, Il governatore: noi abbiamo vinto a Belluno e Feltre. Se fosse capitato alla sinistra chissà che show. Io però non mi occupo di liste, auguri a tutti i sindaci, Marco Cremonesi