Zelensky in video cita Martin Luther King e ottiene la promessa di Biden

di Giuseppe Sarcina

«I have a need, sapete di quali sistemi di difesa abbiamo bisogno». E il presidente Usa promette missili e altri 800 milioni

DAL CORRISPONDENTE

WASHINGTON — Volodymir Zelensky
ha pronunciato più volte la parola «pace». Ma il suo è stato un discorso di guerra. L’appello non di un capo di Stato, ma del leader di una «resistenza» che è già cominciata. Il presidente ucraino, oggi mercoledì 16 marzo, ha parlato per circa 15 minuti ai deputati e senatori del Congresso americano, riuniti per l’occasione non nell’Aula della Camera, ma nell’Auditorium del Centro visitatori.

Zelensky ha evocato l’attacco giapponese di Pearl Harbor, il 7 dicembre 1941, che spinse gli Usa a intervenire nella Seconda Guerra mondiale. Poi ha richiamato alla memoria l’11 settembre 2001, gli attentati alle Torri Gemelle e al Pentagono. «Noi stiamo vivendo qualcosa di simile al vostro 11 settembre ogni notte, da venti giorni». Non ci sono spiragli, non c’è luce.

Con la sua maglietta verde militare, con la barba lunga da combattente in trincea, Zelensky non ha mai fatto riferimento alla diplomazia, ai negoziati, alle possibili trattative di pace. Non ha accettato l’invito della Speaker Nancy Pelosi per indicare una possibile via d’uscita. Al contrario: «La forza – ha detto — è il solo modo per costruire la pace». Non ha neanche accennato alle scelte difficili che l’Ucraina potrebbe essere chiamata a fare nei prossimi giorni: la rinuncia alla Nato, l’adozione di un modello di «neutralità perpetua», da scrivere nella Costituzione.

Non è qui, collegato sullo schermo, per chiedere garanzie politiche, per sollecitare gli Stati Uniti a fare pressioni sulla Cina, in modo da aprire altre strade al negoziato. Niente di tutto questo. E per spiegarlo chiama in causa persino Martin Luther King. Anche se non si capisce bene a che titolo, visto che il grande leader dei diritti civili e politici degli afroamericani predicava la «non violenza». Zelensky, con un espediente retorico, riadatta il leggendario slogan «I have a dream», «Ho un sogno», con «I have a need», «Ho una necessità». Non ha intenzione di arrendersi ed è convinto di avere tutto il Paese dietro di sé. È possibile sconfiggere Putin, o almeno resistergli: «Vi ringrazio per tutto ciò che gli Stati Uniti hanno fatto finora per l’Ucraina. Ringrazio il presidente Biden. Ma sono qui per chiedervi di fare di più. Stiamo combattendo per difendere i nostri valori, che sono uguali ai vostri: la democrazia, la libertà, i diritti umani».

La «Zelensky’s list» è un elenco a scalare. «Vi sembra troppo proteggere i nostri cieli con una “no-fly zone”? D’accordo, vi offro un’alternativa: voi sapete di quali sistemi di difesa noi abbiamo bisogno, tipo gli S-300 (missili a lungo raggio di fabbricazione sovietica ndr) o simili. Voi sapete quanto siano cruciali gli aerei per difenderci. E questi aerei ci sono già, ce li avete. Ma sono fermi a terra».

Il presidente ucraino sollecita poi un’altra ondata di sanzioni, che colpisca «tutti i politici» collegati al Cremlino; esorta le società americane ad abbandonare il mercato russo; invita i porti degli Stati Uniti «a respingere tutte le navi russe».

Insomma linea durissima, «tolleranza zero», si potrebbe dire per qualunque persona, merce o servizio proveniente dalla Russia. Infine una proposta inedita e politicamente ardita. Zelensky propone nientemeno di «sostituire gli organismi internazionali che non sono stati in grado di impedire la guerra» con «un’associazione di Paesi, la “U24” pronta a intervenire in 24 ore per respingere le minacce militari e offrire assistenza umanitaria a chi ne ha bisogno».

La risposta di Joe Biden arriva poche ore dopo, intorno alle 13 (le 18 in Italia). Zelensky gli ha chiesto di essere «forte», di essere «il leader del mondo» che significa essere il «leader della pace». Il presidente americano è brevissimo. Qualche spicciolo di retorica e poi fornisce l’elenco degli aiuti: altri 800 milioni di dollari che si sommano ai 200 milioni stanziati sabato 12 marzo e ad altri 350 milioni di fine febbraio. Totale: 1,350 miliardi nel giro di neanche un mese. Arriveranno in Ucraina missili anti-aereo e anti-tank a lungo e corto raggio, più fucili automatici, munizioni per «la resistenza».

È importante notare come neanche Biden non accenni mai ai negoziati che pure sarebbero in corso. L’Amministrazione americana, pressata all’interno e da alcuni Paesi europei, sembra voler cambiare passo. «Ci stiamo muovendo con i nostri alleati e siamo pronti ad aumentare ancora il nostro sostegno».

16 marzo 2022 (modifica il 16 marzo 2022 | 19:34)

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