di Lorenzo Cremonesi
I missili cadono a pochi passi dai palazzi del governo di Kiev. L’Armata potrebbe provare di nuovo a uccidere il numero uno, minacciato da Kadyrov: «Scappa dai tuoi amici occidentali»
DAL NOSTRO INVIATO
Regione di Kherson – I russi potrebbero riprovare ad assassinare Volodymyr Zelensky? Se lo domandate a un qualsiasi rappresentante del governo ucraino, in genere la risposta sarà che non ci riusciranno e che comunque, al contrario della dittatura di Putin, il loro è un governo democratico, dove «tutti sono importanti e nessuno è indispensabile»: dunque, dispone di un esecutivo in grado di funzionare perfettamente in modo collegiale e con i dovuti meccanismi necessari per sostituire eventualmente il leader.
Eppure, è anche vero che l’ondata di intensi bombardamenti sulla capitale nelle ultime ore ripropone la questione dell’incolumità di Zelensky, il cui ruolo di rappresentante del suo popolo in lotta lo ha di fatto trasformato nell’incarnazione della resistenza ucraina capace di rassicurare l’opinione pubblica interna nei momenti più difficili e allo stesso tempo di premere sugli alleati per ottenere aiuti militari e finanziari.
Non era del resto mai accaduto in quasi otto mesi di guerra che i missili russi cadessero tanto vicini ai palazzi presidenziali, letteralmente a quattro passi da Maidan. Inevitabilmente, la memoria torna a quelle primissime ore terribili del 24 febbraio, quando davvero le unità speciali russe e i loro agenti appostati da tempo nel centro di Kiev mirarono all’abitazione privata dove il presidente viveva con la moglie Olena e i due figli di 17 e 9 anni.
Ovviamente loro non erano più in casa, ma si trovavano ancora nel bunker presso l’ufficio di Zelensky a Bankova, la strada in salita poco distante dal Parlamento. La casa era stata danneggiata dalle esplosioni. Ma ciò che colpiva in quei giorni noi giornalisti che cercavamo di avvicinarci, inevitabilmente scacciati con modi bruschi dalle forze speciali ai numerosi posti di blocco tutto attorno, era scoprire quanto vicini ai luoghi del potere e del lavoro quotidiano del presidente fossero giunti i soldati russi.
A forse un chilometro di distanza erano visibili i segni della battaglia con armi leggere. «Qui sono arrivati i commando ceceni agli ordini di Ramzan Kadyrov, che il 26 febbraio provarono ad assassinare Zelensky e sostituirlo con un governo fantoccio», dicevano i giornalisti locali. Più o meno a metà aprile, quando ormai l’assedio russo su Kiev era terminato nella sconfitta, furono il capo del Consiglio per la sicurezza nazionale, Oleksy Danilov, e Mykhailo Podolyak, uno dei più noti consiglieri presidenziali, a rivelare che i russi avevano provato ad eliminare Zelensky «una dozzina di volte». Secondo i servizi di intelligence angloamericani citati da fonti aperte, i tentativi «seri» sarebbero stati almeno tre in quel periodo.
Certo fu che la sicurezza attorno al presidente divenne rigorosa. In una lunga intervista al settimanale americano Time, apparsa il 28 aprile, lui stesso raccontò di vivere per lo più sottoterra e di quanto fossero stati vicini al successo i sicari russi nelle prime ore della guerra. Ma ciò non gli impedì di uscire dal bunker e farsi vedere coi soldati anche sulle prime linee del fronte. La prima volta avvenne per visitare i civili assassinati a Bucha il quarantesimo giorno di guerra. Ultimamente si è recato con le unità vittoriose nel Donbass. Gli attacchi delle ultime ore rappresentano un campanello d’allarme. Kadyrov ieri è tornato a minacciarlo apertamente: «Scappa dai tuoi amici occidentali, scappa senza voltarti indietro!». Lui resterà, ma con qualche cautela in più.
11 ottobre 2022 (modifica il 11 ottobre 2022 | 07:07)
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, 2022-10-11 05:41:00, I missili cadono a pochi passi dai palazzi del governo di Kiev. L’Armata potrebbe provare di nuovo a uccidere il numero uno, minacciato da Kadyrov: «Scappa dai tuoi amici occidentali», Lorenzo Cremonesi