«Ma po’ ‘a cosa che veramente fa impressione è stu presidente ‘e l’Ucraina. Ma voi lo sapete che chillo è nu comico?».
«Overo, l’aggio sentuto! Primma ‘e fa ‘o presidente faceva l’attore comico».
«Brava! E vote rimani sorpreso da chi non te l’aspetti».
Mi giro verso le due donne che chiacchierano in metropolitana.
«Signore, scusate, ma perché questa cosa vi sorprende così tanto?».
Una di loro mi guarda con gli occhi fuori dalle orbite.
«Uh mamma mia, ma voi siete Don Pietro?». Scuote l’altra per il braccio. «Ma tu hai capito chi è ‘o signore?».
«Chille ‘e Camorra?».
«Eh! È isso, l’aggio riconosciuto. Siete Don Pietro voi, è overo?».
Sorrido. «No signora, sono Fortunato Cerlino, Don Pietro è un personaggio che ho interpretato».
«Marò che impressione! Ma voi avete fatto ‘e nummeri, lo sapete? ‘A ggente è asciuta pazza per voi».
«Mi fa piacere, però mi interessava quello che stavate dicendo a proposito del presidente Volodymyr Zelens’kyi».
«Chi?».
«Il presidente dell’Ucraina».
«Ah! ‘O comico?».
«Lui. L’attore».
«No, ma io non volevo intendere niente ‘e male. Dicevo solo che fa impressione che proprio n’attore si sta dimostrando ‘na persona accussì seria, coraggiosa».
«Ecco, proprio questo mi incuriosisce. Perché vi fa così impressione?».
«Ma mica sono solo io che lo dico. Nu sacco ‘e giurnalisti dicene ‘a stessa cosa. Quello quanno faceva ‘o comico si è trovato pure a recita’ ‘a parte do presidente del paese suo, ‘e mo ‘o sta facenne overamente e pure bene. Nessuno se l’aspettava».
«E perché?». Chiedo.
Interviene l’altra.
«No, ma quella l’amica mia vuole dire che stu presidente era uno che faceva ridere, invece mo è na persona seria».
Sospiro.
«Vedete signore, io non ne sono affatto sorpreso. Il lavoro che faceva il presidente Zelens’kyi è lo stesso che faccio io, e francamente mi ritengo una persona seria».
«Vabbuó ma voi mica fate ridere!».
«Ho fatto anche quello. Pochi sanno che ho iniziato la mia carriera interpretando ruoli comici».
«È overo. Io vi ho visto in un programma televisivo addó facevate nu boss uomosessuale».
«Infatti. Il punto però non è questo. Mi sono permesso di intervenire, e ve ne chiedo scusa, perché in effetti le vostre considerazioni le ho sentite molte volte in questi giorni. Si tratta chiaramente di un argomento secondario rispetto alla guerra, però mi ha colpito, forse perché anch’io faccio l’attore. Analisti anche molto preparati sono rimasti sorpresi quanto voi. Zelens’kyi, il presidente comico, hanno titolato. Vedete signore, io ritengo che il nostro non soltanto sia uno dei lavori più difficili che esistono al mondo, ma anche uno dei più seri. La nostra professione richiede capacità empatica non solo con il proprio personaggio, ma anche con il pubblico, con le persone. Capacità che non sempre ritrovo nei politici di professione e alcuni intellettuali. Noi attori mettiamo il corpo in quello che facciamo, incarniamo idee, emozioni, sentimenti, concetti e punti di vista. Un processo di identificazione profonda che rende quasi invisibile la sottile linea che divide il personaggio dall’interprete. Gli attori comici poi, la storia del cinema e del teatro lo ha dimostrato, sono i più seri di tutti. Qualcuno ha affermato, e io sono d’accordo, che per interpretare un ruolo tragico bisogna essere capaci di confrontarsi con il dolore, per un ruolo comico, bisogna confrontarsi due volte con il dolore. È per questo che non mi stupisce che il presidente Ucraino sia un grande presidente. Mi stupisce invece la sufficienza con cui si pensa al nostro lavoro, che affonda le sue radici nei bisogni ancestrali dell’essere umano. Mia figlia ha quattro anni, e per superare le sue paure, per dare corpo alle sue emozioni, ha bisogno di rappresentarle. Vere e proprie messe in scena che fa con i suoi giocattoli. Per capire il mondo ha bisogno di metterlo in scena. Quando mi chiede che lavoro faccio, mi piace risponderle che faccio lo stesso lavoro dei suoi giocattoli, dei suoi personaggi di fantasia. Inoltre, quando un attore si permette di esprimere le sue idee in pubblico, in molti si affrettano a ricordargli di stare al proprio posto. Per queste persone noi attori viviamo solo nei teleschermi o sui palcoscenici. Non siamo cittadini, esseri umani, ma oggetti che hanno diritto di esistere solo nella fiction. Le nostre idee non possono essere serie, mai. Io invece credo che sarebbe utile a molti politici fare dei corsi di teatro, capirebbero meglio la differenza tra menzogna e verità, perché credetemi, a un buon attore, è impossibile mentire».
«Avete raggione… mo c’ho facimme nu selfie?».
4 marzo 2022 | 08:04
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, 2022-03-04 07:05:00, , Photo Credit: ,
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